Irlanda, primo caso di aborto legale. Questo il titolo con cui alcuni giornali italiani rilanciavano la notizia battuta dall’Irish Times che parlava della prima interruzione di gravidanza nell’Isola verde dopo che lo scorso 30 luglio il Protection of Life During Pregnancy Bill era stato trasformato in legge. La cronaca parlava di una donna alla 18esima settimana di gravidanza cui sarebbe stato praticato l’aborto presso una clinica di Dublino, il National Maternity Hospital, una delle 25 strutture indicate dal ministero della Salute come legali: per lei c’era il rischio di setticemia per le complicanze relative alla maternità di due gemelli, e così i medici avrebbero agito in accordo con il settimo paragrafo della legge, quello proprio relativo al rischio di vita per la partoriente.
Diversi i punti simili (a cominciare proprio dall’infezione da sepsi) con il caso di Savita Halappanavar, la donna indiana che lo scorso ottobre era morta a Galway in seguito alle complicanze di una maternità, con la morte della quale aveva avuto inizio l’acceso dibattito che in pochi mesi ha portato all’approvazione della legge. Ma, diversamente da Savita, stavolta la situazione sarebbe stata gestita con ordine, offrendo alla donna un buon ricovero: il personale medico si sarebbe accorto in tempo che il pericolo era concreto, la donna non voleva abortire ma di fronte ad un rischio come quello di perdere la vita si sarebbe decisa ad accogliere i consigli dei medici.
LA LEGGE NON È ANCORA IN VIGORE. Sui giornali si scriveva persino che il caso era noto da giorni, ma per evitare proteste improvvise del fronte pro-life è stato tenuto nascosto fino a venerdì 23. Ma la fretta di voler lanciare la notizia del primo aborto finalmente portato a termine nella cattolicissima Irlanda ha fatto scordare ai giornali un piccolo particolare: il Protection of Life During Pregnancy Bill non è ancora entrato in vigore. È legge sì, ma, come ha precisato venerdì stesso il Dipartimento della Salute, attende ancora il completamento di alcune norme pratiche e amministrative per poter essere di fatto attivo.
La notizia che però era stata rilanciata dall’Irish Times non era inventata: l’aborto era stato realmente praticato in quella clinica su quella donna, in pericolo di setticemia. I medici hanno potuto agire liberamente: al caso in questione avrebbe risposto anche la vecchia legge precedente l’approvazione del Protection of Life During Pregnancy Bill. Quella ancora in vigore.