Cosa succederebbe se gli scienziati, così impegnati in questo periodo, clonassero una creatura con due teste e un corpo? Per capirlo, forse basterebbe studiare il sistema-stato adottato in Iran, un regime teocratico basato sulla visione sciita dell’Islam, quindi sull’attuazione del principio religioso: “welayat al Fakih”, ossia l’affidamento totale e incontrastato di tutto il potere decisionale alla più alta autorità della fede, il Fakih appunto, che attualmente è l’ayatollah Ali Kamenei, successore di Khomeini. Ma l’Iran è anche una repubblica presidenziale con tanto di elezioni democratiche, che hanno portato alla ribalta un outsider del tutto inaspettato: il moderato e riformatore Mohamad Khatami chei vinse trionfalmente le elezioni contro il duro conservatore Nateq Nouri, presidente del Parlamento, roccaforte dei sostenitori del regime.
Dopo le elezioni di Khatami, l’Iran si ritrova non soltanto con due teste, ma addirittura con due anime opposte: l’ala riformatrice e la corrente conservatrice. Nel 1979, subito dopo la caduta dello scià e l’arrivo da Parigi, dove si era esiliato, di Khomeini, al nuovo regime appena insediato non fu dato il tempo di consolidarsi e l’Irak, all’epoca alleato dell’Occidente, lanciò una lunghissima guerra al vicino persiano. Tanto era il pericolo intravisto dai labili regimi ereditari dei paesi del Golfo. L’isolamento dell’Iran, i devastanti risultati della seconda guerra del Golfo, quando tutto il mondo si riunì per liberare il Kuwait, e la discesa continua del prezzo del petrolio, hanno convinto Khatami ad una apertura verso l’Occidente, con una solida base culturale: il dialogo fra i popoli e maggiore libertà di espressione all’interno. Ma le sue idee riformatrici, pienamente condivise dagli studenti e dall’intellighentsia, non potevano non suscitare le ire dei conservatori. Era dunque inevitabile uno scontro, ma la drammaticità della situazione nei paesi come l’Iran rende prevedibile l’inizio di un processo ma mai, purtroppo, la fine.