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Intervista – Respirare vapori sulfurei: l’esperienza italiana che ha ispirato la norvegese Ina Otzko
Ha appena aperto i battenti nella bella cornice napoletana di Castel dell’Ovo la prima personale italiana dell’artista norvegese Ina Otzko dal titolo Sono qui, puoi sentirlo?. L’artista, classe 1972, vive e lavora tra Sandnessjøen, nella Norvegia settentrionale, e l’incantevole Positano. Sono proprio i luoghi italiani ad aver ispirato Ina a cui abbiamo posto qualche domanda per capire come si è sviluppato il suo estro creativo respirando gli odori della nostra penisola. La mostra, che si compone di una serie di fotografie Polaroid e di una installazione sonora registrata all’interno e intorno al cratere del vulcano Solfatara situato nel Parco Regionale dei Campi Flegrei (Pozzuoli), resterà aperta fino al 3 ottobre 2015.
Lei, Ina è norvegese, come mai ha scelto di fotografare l’area intorno al cratere del vulcano Solfatara per il suo progetto Leviathan?
Scegliendo il cuore del vulcano, che molti non hanno visto, ho voluto rappresentare il non familiare. Mi sono chiesta come i nostri pensieri influenzino la nostra identità, il comportamento e la responsabilità individuale che abbiamo nei confronti di ciò che ci circonda. Leviathan getta uno sguardo sulla posizione scomoda che ci troviamo ad assumere, divisi tra la responsabilità collettiva della sostenibilità e l’aumento dell’appropriazione privata delle risorse naturali.
Il titolo Leviathan è collegato anche con l’ego e fa riferimento alla lezione spirituale di controllare il proprio desiderio e fare le scelte giuste. Siamo in grado di creare e distruggere e lo stesso può fare la Natura: quale modo migliore di rappresentarlo se non attraverso il vulcano? Di conseguenza, ho scelto di trasferire la sensazione di questa esperienza su pellicola Polaroid che cambia con il tempo: non finirà mai il suo sviluppo, di cercare la sua perfezione. È un po’ come noi esseri umani…
Cosa l’ha colpita di questo paesaggio così diverso da quello del suo paese?
In generale, difficilmente qualcosa mi “colpisce”, quindi forse non userei questa parola.
Mi sono più che altro lasciata trasportare dalla mia risposta emotiva: una sensazione di completo sbigottimento -nel constatare di poter camminare all’interno di un vulcano attivo- di potere, nel sentire l’odore sulfureo, nel vedere le pozze di fango ribollire e le fumarole.
Mentre camminavo sul suolo arido e pieno di crepe, con vortici d’aria che parevano mescolare terra e cielo, continuavo a chiedermi se quello che stavo vivendo fosse reale o fossero scherzi della mia mente.
In Norvegia non ci sono vulcani. Il paesaggio più somigliante a quello del vulcano Solfatara è alle Isole Svalbard (Spitsbergen), a un passo dal Polo Nord! Per questo ho voluto portare un po’ di Spitsbergen a Napoli in occasione di questa mostra attraverso un pezzo di carbone vecchio 300-360 milioni di anni che fa parte della scultura Remembering Fragments.
In che modo il tema della sostenibilità si riflette nel titolo della mostra?
Sono qui, puoi sentirlo? è un quesito che può essere posto da più soggetti. È una domanda che mette in discussione la comprensione di se stessi e come ci si rapporta con gli altri, con le circostanze, la natura e la Terra. Ci stiamo tutti sforzando di capire la reale necessità di abbracciare la sostenibilità ma farlo significa comprendere che siamo tutti collegati con la vita e che dobbiamo convivere con le conseguenze di ciò che facciamo ogni giorno. Posso essere io a porre la domanda, o voi, o più astrattamente, può essere la Terra a chiederlo….. “Io sono qui, puoi sentirlo? Sentiamo il bisogno della natura e della Terra di vivere CON esse e non DI esse?
La mostra va più in profondità, traendo dalla terra e dagli elementi naturali i principali riferimenti visivi per rispondere alla domanda.
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