Dalla rivoluzione sessuale all’azzeramento del desiderio e dei rapporti. Le quattro cliniche della fecondazione assistita più grandi della Gran Bretagna riportano a galla il fenomeno dei giovani che dal rifiuto dei legami stabili sono passati al rigetto di qualsiasi rapporto.
Gli operatori del campo hanno rivelato che è in continua crescita il numero delle donne che concepiscono figli senza partner. Non solo, negli ultimi cinque anni, almeno 25 di queste erano vergini. Maha Ragunath, direttrice della clinica Care Fertility, ha spiegato al Daily Mail che «il numero delle donne single che incontro è raddoppiato negli ultimi dieci anni e sono circa il 10 per cento dei miei pazienti. Tra queste, c’è una piccola percentuale che non ha mai avuto una relazione e che non ha mai avuto rapporti sessuali. Sono estremamente felici, vanno avanti da sole e non si curano delle implicazioni per il bambino».
Queste donne, spesso giovanissime, hanno un lavoro ordinario o stanno studiando, mentre altre vivono ancora con i propri genitori. Tutte possono permettersi di pagare circa cinquemila sterline per ogni ciclo di fecondazione, dal momento che il sistema sanitario nazionale garantisce gratuitamente il servizio solo a chi prima cerca di rimanere incinta naturalmente.
«PROBLEMI PSICOLOGICI». «Quando chiedo loro – continua Ragunath – perché si sottopongono al trattamento, molto spesso la risposta è che sono pronte ad avere un bambino e non vogliono aspettare la persona giusta». Ma Geeta Nargund, medico della Create Fertility, ha confessato di aver avuto come clienti donne vergini (circa una dozzina dal 2010), descrivendole come persone problematiche: «[La loro scelta] tende ad essere il risultato di un problema fisico o psico-fisico». A confermalo è Mohamed Taranissi, della clinica Argo: «Si tratta della paura del sesso. La maggior parte di loro non ha problemi di fertilità, è più un problema psicologico». Anche lo psicoterapeuta infantile Dilys Daws ha parlato di «immaturità emotiva», per cui «la donna ha paura di avere uno stretto rapporto fisico con qualcun altro».
SENZA LIMITI. Gedis Grudzinskas, della Harley Street Infertility, non crede che qualunque donna debba avere accesso alla fecondazione solamente perché può permetterselo economicamente: «Solo perché i soldi dettano legge, non significa che questa sia la cosa giusta da fare». A opporsi totalmente alla pratica è la leader del gruppo Comment on Reproductive Ethics, Josephine Quintavalle: «Cos’è il bambino per queste donne? Un peluche che prendono da uno scaffale? La natura ci dice che i maschi e le femmine insieme possono avere figli e mi rattrista il fatto che siamo disposti a distorcere questo messaggio. La riduzione del ruolo del padre non è auspicabile per il bambino. Una volta presa questa direzione, dove ci fermeremo?».
IMAM SI OPPONGONO. Oltre al problema di una generazione spaventata dai legami naturali e stabili, dove la tecnologia sostituisce i rapporti umani, c’è anche quello dei figli, che non avranno più la coscienza di essere originati dall’amore paterno e materno. Suhaib Hasan, imam del British Islamic Sharia Council, ha accusato i medici di volersi «sostituire a Dio»: «Se togliete di mezzo gli uomini, la donna rimane solo una macchina riproduttiva», così si nega «il diritto di un bambino ad avere un padre».
Ma i diritti dei nascituri non sembrano interessare molto a Laura Witjens, amministratore delegato della National Gamete Donation Trust: «Le cliniche hanno la responsabilità di sapere perché vogliono agire così», queste donne però «hanno il diritto di scegliere il loro percorso se lo desiderano».
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