
In Val di Susa un manifesto inneggia a Luigi Preiti. Si teme un’iniziativa No Tav
[internal_gallery gid=90325] Torino e la Val Susa, per opera dell’area dell’autonomia, ma anche per quantomeno incaute dichiarazioni del fronte grillino, è l’epicentro del “giustificazionismo politico” del folle gesto di Luigi Preiti. Un non invidiabile primato, con annesse onori delle cronache.
Andiamo con ordine. Nelle immediatezze della sparatoria di fronte a Palazzo Chigi, domenica scorsa, il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio Comunale affidava a Facebook un commento perlomeno inopportuno. Scriveva Vittorio Bertola: “Il vero problema non è che qualcuno, magari uno squilibrato, vada davanti a Palazzo Chigi e spari durante il giuramento del governo. Il vero problema è che in questo momento, ne sono assolutamente certo, ci sono alcuni milioni di italiani che pensano «peccato che non abbia fatto secco almeno un ministro»”. Non molto distante, nei toni e nei contenuti, dalle affermazioni del (non più) ideologo grillino Paolo Becchi sulla naturalezza del prendere i fucili tra qualche mese.
Preiti, dagli aderenti al Centro Sociale “Askatasuna” è stato addirittura esibito in effige, a Torino, al corteo del Primo Maggio. Il suo volto campeggiava su uno striscione dall’inquietante slogan “Il 1 maggio è per voi, la crisi uccide”. Gli stessi autonomi hanno tentato di cacciare fuori dal corteo i militanti del Pd. Nella notte tra mercoledì e giovedì, poi, in Val Susa, a Bussoleno sono comparsi degli anonimi manifesti gialli, poi fatti rimuovere, dove sotto il titolo “Gli spari sopra” compariva una sostanziale apologia dell’attentatore. “Luigi Preiti ha semplicemente fatto quel che tutti dicono in ogni buon bar d’Italia – si legge nel volantino – lui ha solo accorciato la distanza tra il dire e il fare. Non è un gesto sorprendente. Quel che è davvero sorprendente è che sia un gesto isolato”. Per poi proseguire in altri farneticanti passaggi: “Ci vorrebbero abituati e rassegnati alle notizie – ormai quotidiane – di suicidi, gente che si ammazza perché portata all’esasperazione, vittime di una guerra contro i poveri fatta di sfruttamento sul lavoro, disoccupazione, multe, tasse (il pizzo di Stato), sfratti, strozzinaggio… e a chi non si adegua le manganellate, i lacrimogeni…”.
Più avanti il riferimento agli scontri avvenuti in Val Susa al cantiere della Tav di Chiomonte. I due carabinieri feriti davanti a Palazzo Chigi appartengono al battaglione Toscana, “noto – si specifica nel manifesto – per gli stupri, le sevizie, le torture, i lacrimogeni ad altezza uomo, arroganti e impuniti, in Val di Susa lo sappiamo bene!”. Sull’episodio indagano i carabinieri della compagnia di Susa. Il testo riprende concetti già espressi in diversi articoli sui siti della galassia dell’Autonomia torinese. Si sospetta che il manifesto possa essere stato realizzato dalle frange estreme del movimento antitreno.
C’è, evidentemente, oltre all’imprudenza grillina, il tentativo, non si sa quanto strutturato, di innalzare il livello dello scontro. Un’eventualità di cui, nella recente relazione annuale, si erano già detti preoccupati i Servizi di Sicurezza. Scrivevano, tra l’altro, i nostrani 007: “In un contesto di crisi, qualora questa dovesse acuirsi, c’è il rischio di innalzamento delle tensioni sociali e un’intensificazione delle contestazioni ad esponenti di governo, nonché rappresentanti di partiti politici e sindacali”. Cosa che, in Val Susa e a Torino, come sa chi ci legge da queste colonne, è già accaduto. “In assenza di segnali di un’inversione del ciclo congiunturale – si legge nella Relazione del Dis – l’incremento delle difficoltà occupazionali e delle situazioni di crisi aziendale, potrebbe minare progressivamente la fiducia dei lavoratori nelle rappresentanze sindacali, alimentare la spontaneità rivendicativa ed innalzare la tensione sociale, offrendo nuove opportunità ai gruppi dell’antagonismo di intercettare il dissenso e incanalarlo verso ambiti di elevata conflittualità”. Tra questi, in primis, la Valle di Susa, dove gli ambienti antagonisti e del dissenso cercano un collante con la popolazione per “generalizzare il conflitto”.
Sale anche la paura, in un Piemonte dove la sinistra vive forti divisioni. Con il Pd dai vertici provinciali e regionali dimissionari, dopo l’accordo con il Pdl a sostegno del Governo Letta. Con il movimento No Tav sempre in fermento. Con l’alta concentrazione di centri sociali e gruppi estremisti. Dice qualcuno, guardando alla storia, che dalla mitizzazione all’emulazione il passo potrebbe essere breve.
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