In Inghilterra c’è un ministro che vuole rivedere la legge sull’aborto

Di Elisabetta Longo
04 Ottobre 2012
I progressi fatti dalla medicina in campo delle nascite premature sono un valido motivo per cambiare i termini della legge sull'aborto. Questo è quel che pensa Maria Miller. Subito attaccata dai gruppi pro choice

Ricordatevi questo nome: Maria Miller. Perché nei prossimi mesi sarà la paladina solitaria di una guerra combattuta nelle aule del parlamento inglese. Mrs Miller è l’attuale ministro alla Cultura nominato da David Cameron, e ha appena richiesto che venga cambiato il limite legale in cui in Gran Bretagna è possibile ricorrere all’aborto, riducendo dalle 24 settimane di oggi a 20. I progressi fatti in medicina nel campo dei bambini prematuri permetterebbero infatti di salvare molte vite, ha detto la ministra mamma di tre figli, tra le file dei conservatori dal 2008.

LIMITI. Quello che ha fatto irritare molti dei gruppi pro-aborto è che la ministra si professi una femminista, moderna per di più. «Non stiamo cercando di ostacolare nessuno, solo ci rendiamo conto di quanto impatto abbia sulla vita della donna ricorrere a un aborto così tardivo». Tali gruppi si erano già pesantemente schierati contro il ministro della Salute Jeremy Hunt, che lo scorso mese aveva cercato far ridurre il limite a 12 settimane. Ma il tema è importante, tanto che, occasionalmente, torna al centro del dibattito (lo stesso premier David Cameron aveva detto in un’intervista essere sua intenzione modificare il limite).

RETROMARCIA. È forse anche per questo che Darinka Aleksic, portavoce dei “diritti dell’aborto”, ha attaccato Miller, sostenendo essere “allarmante” il fatto che un ministero responsabile delle donne e dell’uguaglianza voglia restringere i termini per abortire. Così, per ora, tutto rimane nel mondo delle intenzioni. Anche perché il dipartimento della Salute ha fatto sapere non esserci per ora alcuna intenzione di modificare la scadenza, un “affare” che spetta al Parlamento.

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