
Il segreto di Carras, compagno nella fede e nella cospirazione

È venuto a mancare nel tardo pomeriggio di martedì 9 gennaio a Madrid Jesús Carrascosa, dal 2022 responsabile della comunità spagnola di Comunione e Liberazione, a lungo direttore a Roma del Centro internazionale del movimento fondato da don Luigi Giussani. Molti i necrologi e i commenti commossi usciti in questi giorni non solo nel suo paese e in Italia, ma in tutto il mondo (qui il messaggio del presidente della Fraternità di Cl Davide Prosperi). Pubblichiamo di seguito il ricordo scritto per Tempi dall’editore José Miguel Oriol, l’amico storico con cui negli anni Settanta “Carras” diede vita all’esperienza di Cl in Spagna.
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Settembre 1967. Sto tornando dal servizio militare navale a Cadice, Andalusia. Lì ho conosciuto due famiglie dell’Hoac, Hermandad obrera de Acción católica [Fraternità operaia dell’Azione cattolica, ndt]. Arrivato a Madrid, seguendo la raccomandazione dei miei nuovi amici andalusi, mi reco immediatamente alla sede della Zyx, una casa editrice fondata da un manipolo di operai militanti. Salendo le scale per incontrare il presidente, mi imbatto in un giovane che impacchettava libri. Era Jesús Carrascosa.
Appresi subito che era un gesuita e che con altri gesuiti si era unito alla cosiddetta “Missione operaia”. Siamo diventati amici non appena ci siamo conosciuti: da allora fino a oggi, fino al giorno della sua morte, a cui ho potuto assistere accanto a Jone, sua moglie. Cinquantasei anni di un’amicizia che non si è mai interrotta, nonostante le tante differenze di giudizio sul percorso del movimento (di Cl), della Chiesa e del mondo.
Molti dei necrologi scritti e pubblicati in questi giorni parlano soltanto di Carras com’era dopo il suo incontro con don Giussani. E in generale sono corretti. Ma dimenticano questo elemento essenziale della biografia di Carras: i suoi primi 30 anni di formazione nella Compagnia di Gesù. Un fratello di sua madre, missionario alle porte della Cina per quasi 70 anni, esempio permanente per la sua vita. Una madre rimasta vedova quando Carras aveva 13 anni, e lui che ricevette la notizia della morte del padre durante una ricreazione nel cortile della scuola dei gesuiti di Gijón, nelle Asturie.
Il funerale per la morte della madre è stato qualcosa di spettacolare. Non meno di 60 gesuiti hanno concelebrato e assistito commossi alla cerimonia, alla quale mia moglie Carmina e io abbiamo preso parte insieme a Carras e Jone. Quella donna era stata per anni una madre per tutti i gesuiti della provincia nord-occidentale della Spagna. Cucinava e dava da mangiare a molti, in abbondanza, come sempre avremmo visto in seguito Carras mangiare (o meglio, festeggiare).
Questi brevi cenni della storia preciellina di Carras spiegano molto della personalità militante che ha sempre avuto. Un senso della disciplina invidiabile e non facile da imitare. Un senso dell’autorità, questo sì appreso nel modo in cui lo concepiva Giussani, che caratterizzava tutte le sue decisioni. E una fedeltà ai suoi amici, in molte occasioni anche dentro al dissidio.
Insomma io ho perso sulla terra un compagno e un amico di 56 anni di convivenza e di cospirazione condivisa per tutto questo tempo. Quale cospirazione? Quella che Dio ha messo in moto su questa terra attraverso la persona di Gesù: la costruzione, contro la corrente del mondo, della sua città in mezzo al mondo. Sono assolutamente certo che egli continuerà a sostenere questa cospirazione dalla sua nuova dimora nella casa del Padre.
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