Il ritorno di Cristina Kirchner. Si mette male per l’Argentina

Di Rodolfo Casadei
12 Maggio 2019
Gli scarsi risultati del governo di Macri rilanciano le ambizioni dell'ex presidente peronista e di sinistra

La presidenza Macri si avvia alla conclusione con un bilancio fallimentare e quello che fino a sei mesi fa era assolutamente impensabile potrebbe diventare realtà: alle presidenziali di ottobre gli argentini probabilmente riporteranno alla guida del paese, nonostante processi in corso e inchieste giudiziarie, Cristina Fernandez Kirchner – peronista e populista di sinistra. Ma stavolta le sue politiche si ispireranno a quelle di Donald Trump: misure di protezionismo commerciale finalizzate alla crescita dell’occupazione e del mercato interno.

Stiamo per tornare

Lo ha detto la stessa senatrice e due volte (2007-2015) presidente della repubblica giovedì scorso in occasione del suo primo atto pubblico da tre anni a questa parte, la presentazione dell’autobiografia Sinceramente alla Fiera del Libro di Buenos Aires. Migliaia di persone hanno assistito dentro e fuori della grande sala della fiera e tutte le tivù argentine hanno trasmesso in diretta l’evento, dal quale ci si aspettava l’annuncio della partecipazione della vedova Kirchner alle prossime presidenziali: la dichiarazione ufficiale non è arrivata, ma l’atmosfera euforica (il pubblico scandiva lo slogan “Vamos a volver”, “Stiamo per tornare”) e le parole della ex presidente sul futuro politico dell’Argentina («abbiamo bisogno di un contratto sociale fra tutti, con obiettivi concreti e verificabili») ha ridotto i dubbi praticamente a zero. Alcuni sondaggi danno la Kirchner in vantaggio di 9 punti rispetto a Macri in un ipotetico ballottaggio alle presidenziali, altri prospettano un testa a testa.

Incognita magistratura

A questo punto l’unica incognita è rappresentata dalle iniziative della magistratura, che potrebbe chiedere l’arresto della senatrice per uno dei vari reati di cui è accusata (la svendita di contratti futures in dollari ordinata dal suo governo, ostruzionismo nei riguardi delle indagini sull’attentato terroristico contro un centro ebraico di Buenos Aires nel 1994 che potrebbero coinvolgere esponenti dell’amministrazione iraniana, corruzione nell’assegnazione di appalti di lavori pubblici); ma è improbabile che il senato voterebbe la decadenza della sua immunità parlamentare.

Il fallimento di Macri

Il rilancio della controversa Kirchner si spiega in gran parte con gli scadenti risultati della presidenza Macri. Nei primi due anni di mandato il neo-presidente ha potuto fare poco perché non aveva il controllo del parlamento. Dopo le politiche del 2017 si è trovato nelle condizioni per attuare il suo programma, consistente in una moderata austerità, con attenzione alle classi sociali sfavorite, come strada per uscire dalla crisi economica. Ma non ha funzionato. Nel corso del 2018 il Pil argentino si è contratto del 2,8 per cento rispetto all’anno precedente. È stato il più nero degli ultimi anni per l’economia nazionale: l’Argentina ha conosciuto due crisi monetarie che hanno fatto perdere al peso il 50 per cento del suo valore rispetto al dollaro e che ha superato solo con un prestito di 56,3 miliardi di dollari da parte del Fmi previa adozione di un piano di aggiustamento strutturale. Il risultato è stata un’inflazione del 55 per cento negli ultimi dodici mesi che ha provocato una contrazione generalizzata dei consumi: anche il 2019 sarà anno di recessione, con una previsione di un ulteriore 1,7 per cento di diminuzione del Pil. Continua la svalutazione del peso, che quest’anno ha già perso un altro 16 per cento di valore rispetto al dollaro e risulta essere la valuta con la peggiore performance fra i paesi emergenti.

La fuga degli investitori

Davanti alla prospettiva di un ritorno al potere della Kirchner gli investitori finanziari stanno fuggendo in massa del mercato del debito pubblico argentino, il cui spread rispetto ai titoli del Tesoro americano ha toccato i 956 punti (cioè quasi 10 punti percentuali differenza). Macri ha cercato di correre al riparo con una misura tipica dei governi del passato: ha imposto prezzi controllati a 60 prodotti di largo consumo per frenare l’inflazione. Pochi credono che basterà a rialzare le sue sorti e quelle del paese.

Guai giudiziari

Intanto Sinceramente, il libro della ex presidente, ha già venduto più di 300 mila copie in un paio di settimane. Il giudice che ha rinviato a giudizio Cristina Kirchner per corruzione negli appalti pubblici ha contestualmente congelato 640 milioni di dollari di beni appartenenti alla ex presidente e ordinato l’arresto del vice ministro dei Lavori pubblici dell’era Kirchner José Lopez che nascondeva 9 milioni di dollari all’interno di un monastero.

Foto Ansa

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