Papa Francesco è un rivoluzionario? È un Papa che sta sovvertendo il cattolicesimo? È un Papa che sta rovesciando la Chiesa?
Stando alle compiaciute dichiarazioni di commentatori, opinionisti e vaticanisti nazionali ed internazionali, Papa Francesco sarebbe un novello Che Guevara che sta letteralmente mettendo la Chiesa a testa sotto e piedi in aria, rompendo con la tradizione, abbandonando la linea dei suoi predecessori, instaurando un “maoista” nuovo corso.
Ma è proprio così? E perché si o perché no?
Lo si dica subito, in modo chiaro e tondo: no, per almeno tre ragioni.
In primo luogo: perché più volte, come per esempio nella sua ultima enciclica, Papa Francesco richiama espressamente non solo i suoi predecessori, ma anche tutta la tradizione dottrinale della Chiesa.
Si pensi, infatti, che Giovanni Paolo II è stato citato 22 volte, Benedetto XVI ben 21 volte in tutta l’enciclica, e ancora Paolo VI 4 volte, Giovanni XXIII 2 volte, e poi alcuni dei più noti pilastri della dottrina teologica e morale del cattolicesimo come Basilio Magno, Benedetto da Norcia, Bonaventura da Bagnoregio, Giovanni della Croce, Giustino, Tommaso d’Aquino, e i più recenti Romano Guardini e Paul Ricoeur.
In secondo luogo: ritenere o sperare che il Papa, qualunque Papa, sia o debba essere necessariamente un rivoluzionario e rompere, nella sua azione, con tutto il passato della Chiesa, significa non aver compreso né il ruolo del Papa, né la natura della Chiesa, né, soprattutto, il senso del messaggio cristiano.
Il Papa, infatti, non è il capo di un partito politico e la sua funzione è quella di reggere la Chiesa nel tramandare il bimillenario messaggio cristiano, non potendo quindi né mutarlo, né revocarlo, né sovvertirlo: in ciò, e in nient’altro di così fondamentale, consiste la successione apostolica di cui egli è espressione vivente.
Dal canto suo, la Chiesa al cui vertice è posto il Papa, pur nella sua funzione vicaria, non è un partito politico, per cui non necessita né di rivoluzioni, né di purghe, né di aggiornamenti, anche perché, essendo ciò che è, cioè il corpo mistico del Cristo suo fondatore, non può adottare logiche mondane come quelle basate su eventuali maggioranze o minoranze.
Infine, occorre ricordare che l’unica vera rivoluzione della storia, “politica” nella misura in cui politica, cioè relazionale, è l’esistenza umana, la sola che ha davvero autenticamente e interiormente innovato l’umanità, è il Cristianesimo che, in quanto tale, non necessita di alcuna ulteriore rivoluzione.
Si pensi, tra i molteplici possibili esempi, al senso dello stare cristiano al mondo, cioè dell’essere nel mondo, ma non del mondo: «Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia» (Gv. 15, 19).
Jacques Maritain, del resto, ha avuto modo di precisare con fin troppa chiarezza che «il Cristianesimo ha annunciato ai popoli il regno di Dio, e la vita futura, ha insegnato loro l’unità del genere umano», quella unità che si riflette nell’unicità cattolica della Chiesa, e che molti, fuori e dentro la Chiesa stessa, si auspicano di lacerare secondo la diffusione di frammentate e frammentarie logiche “partitiche”.
In terzo luogo: ogni Papa è stato sostanzialmente un rivoluzionario, poiché essendo rivoluzionario il messaggio cristiano ogni Papa si è opposto alla logica del mondo.
Gli esempi storici potrebbero essere molteplici, ma effettuando una veloce ricognizione, si pensi a Papa Leone Magno che arrestò l’avanzata distruttrice di Attila scongiurando ulteriori spargimenti di morte e devastazione; si pensi a Papa Paolo III che per primo e da solo riconobbe i diritti naturali delle popolazioni mesoamericane, colonizzate, schiavizzate e sterminate dai regni secolari europei; si pensi ai tentativi di Pio XI per convincere i rappresentanti politici delle nazioni europee, all’alba del secondo conflitto mondiale, a deporre le armi ed evitare l’ecatombe che ne è seguita; si pensi, ancora, all’opera di tutti i pontefici del XX secolo che si sono opposti alle tirannie di destra e di sinistra ribadendo con forza la dignità e la libertà umana; si pensi, ancora, alla lotta, sempre più strenua, almeno da Giovanni Paolo II in poi, che i pontefici hanno intrapreso per riaffermare la verità naturale, cioè di ragione, costitutiva dell’essere umano, verità messa sempre più in pericolo dal crescente potenziamento della tecnica asservita ora a ragioni di lucro, ora a ragioni ideologiche.
In questo senso, e non altrimenti, senza dubbio, Papa Francesco, come ogni suo predecessore (soprattutto gli ultimi due), è un rivoluzionario, poiché alle effimere ed anti-umane, sempre molteplici, camaleontiche e spesso totalitarie opinioni soggettive del mondo (come per esempio quella genderista), contrappone la forza liberatrice e razionale della verità eterna ed oggettiva.
Ogni altra interpretazione o è fantasia o è eresia: in entrambi i casi non si tratta di una visione cristiana, essendo dunque non afferente alla natura, al ruolo e ai poteri dei Papi, non escluso Francesco.
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