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«Il Papa avrebbe dovuto dimettersi prima». Sconclusionata lezione ad un corso Tfa

Durante una lezione all'Università Bicocca di Milano un docente si lascia andare a giudizi gratuiti su Benedetto XVI, i cristiani, il Medio Evo. «Questa è libertà di insegnamento»

Uno studente del Tfa
13/02/2013 - 14:28
Società
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Università Bicocca di Milano, due giorni fa. Corso Tfa ovverosia formazione dei futuri insegnanti. Inizia un nuovo seminario trasversale dal titolo “Media Education” tenuto dal professor Paolo Ferri autore del libro Nativi digitali. Vi partecipano – in un’unica aula – tutte le classi di concorso iscritte in università. Nonostante la nevicata coi fiocchi ed il dubbio sulla tenuta delle ruote della macchina mi avvio verso queste cinque ore di lezione avendo in mente la notizia delle dimissioni del Santo Padre dal soglio pontificio.

La lezione inizia con una buona mezz’ora di ritardo a causa di una serie di domande da parte degli studenti sull’organizzazione “melmosa” del Tfa e di problemi legati all’uso delle tecnologie cioè del videoproiettore che il docente non riesce a far funzionare. Inconvenienti della scienza. Anche in un corso tecnologico.

In attesa che qualcuno riesca a risolvere questo incidente di percorso, il docente apre la lezione parlando dei nati nell’era digitale, dell’Agenda digitale europea del 2006, del diritto di tutti i cittadini ad avere la connettività con internet, del prossimo divieto circa l’uso di libri di testo che non siano digitali, dei soliti ritardi dell’Italia nel recepire questi “must”, ecc. Vengono snocciolate alcune date: nel 2014 le scuole potranno avere libri con espansione digitale e dal 2015 si dovranno adottare solo libri digitali. Diligentemente prendo appunti. Mi fermo ogni tanto: tutte queste informazioni sono condite con interlocuzioni colorite non certo degne di un docente universitario durante una lezione “accademica”. Si vede che si usa così. La cosa mi lascia perplesso ma non mi scandalizza. Dopo questa introduzione – interrotta dall’andirivieni del personale di ateneo che nel frattempo tenta di risolvere il problema del solito videoproiettore collegato al portatile del docente cui non si riesce a venire a capo – si entra nel vivo della lezione.

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Viene introdotto Gutenberg: noi veniamo da 500 anni di cultura gutenberghiana che finisce con l’introduzione di internet dando avvio appunto alla galassia internet. La stampa a caratteri mobili – continua il docente – diventa “operativa” con Martin Lutero che si mette a tradurre la prima Bibbia denunciando corruzioni e scandali della Chiesa di Roma. Vengono stampate  immagini e vignette con «le suore che trombano». Ci guardiamo allibiti. «A proposito – rincara – avete sentito del Papa? Beh avrebbe dovuto farlo pri… ehm, meno male che ci è arrivato da so…». Dal fondo dell’aula si leva una voce: «Vada avanti, non ci interessa, non ci interessano queste cose». Ma il docente è ben preparato sull’argomento: «È il “suo” Papa che si è dimesso, a me non importa niente, se la prenda col “suo” Papa». C’è un brusìo acceso in aula: «Non siamo venuti ad ascoltare i suoi commenti personali», «siamo venuti per ascoltare una lezione», ecc. Il docente non demorde: «Questa è libertà di insegnamento». E continua: «Chi non vuole ascoltare se ne vada».  Poi alza lo sguardo verso il fondo e puntando verso qualcuno dice: «Se ne vada, esca, fuori, se non vuole ascoltare esca». La lezione continua.

Adesso tocca ai monaci del medioevo. Durante la lezione si interrompe chiedendo: «Avete visto tutti Il nome della rosa, vero? Ecco, quello è un falso storico perché i monaci non avevano biblioteche così grandi: avevano un armadio di queste dimensioni – e indica un armadio dell’aula a due ante standard di 40 centimetri l’una – che conteneva libri. Noi dobbiamo invece alla cultura e alle biblioteche degli arabi… siamo qui grazie al sapere degli arabi».

A questo punto, dopo circa un’ora abbondante di lezione, si alza una ragazza, scende dalle gradinate dell’aula, si avvicina al professore con giaccone e borsa in mano e dice: «Mi firma? Io me ne vado». «Certo – risponde il docente – faccia pure».

Si riprende. Adesso si parla dell’Italia che, come al solito, è il fanalino di coda  nell’uso e nell’adozione dei mezzi tecnologici, soprattutto nelle scuole. «Noi siamo al livello di paesi come la Grecia, la Spagna ed il Portogallo. Scusate – continua il docente – non voglio offendere la sensibilità di nessuno, ma questi paesi che ho elencato, guarda caso, sono tutti paesi cattolici». Si leva una serie di proteste generali. «L’Europa è retrograda a causa del cattolicesimo: questo è un dato di fatto, vi piaccia o no. Questi che vi ho elencato sono paesi cattolici». Si è così indignati che non si riesce neppure a parlare.

Prima di riprendere la lezione, a mezza voce (poteva sentire solo chi era nelle prime 4 o 5 file) dice: «Siete una classe di integralisti e fondamentalisti».

Intervallo e firma dei registri di presenza. Tanta gente prende e se ne va. Forse a causa della neve. Chissà. Fatto sta che alla ripresa delle lezioni un buon terzo degli studenti è assente. La lezione sui “media education” continua e giunge al termine.

Dimenticavo: il videoproiettore. Il problema è stato risolto: non dal docente e neppure dal personale d’ateneo. Neanche da un qualche nativo digitale.  Chi ha tolto d’impaccio il prof. è stato uno studente  con laurea in matematica. Bisognava schiacciare il tasto “save” del telecomando del proiettore.

Uno studente del Tfa

Riceviamo e pubblichiamo la replica del prof. Ferri 

Caro Direttore

In merito all’articolo pubblicato sulla vostra autorevole testata on-line in data 13 Febbraio dal titolo virgolettato «Il Papa avrebbe dovuto dimettersi prima». Sconclusionata lezione ad un corso Tfa. Le consiglierei di controllare meglio le sue  “fonti anonime”. Mai detto che il Papa avrebbe dovuto dimettersi o altre amenità del genere … . Non vale nemmeno la pena di  commentare la fervida “immaginazione creativa” del mio studente e suo collaboratore. Sarebbe meglio, però, che il valente estensore dell’articolo studiasse i volumi  di Marshall McLuhan, Elizabeth Eisenstein, Max Weber (in particolare L’etica protestante e lo spirito del capitalismo) oltre all’opera omnia di Walter J. Ong, un sacerdote cattolico,  e  insigne studioso della comunicazione digitale prima  di cimentarsi in un nuovo sunto così creativo  delle mie lezioni.  Inoltre gli consiglio, per la sua crescita culturale, di meditare attentamente sui testi del mio compianto e indimenticabile maestro Professor Cesare Scurati che ha dedicato la vita allo studio degli effetti della rivoluzione digitale sulla didattica. Dopo aver attentamente applicato il metodo  della “ruminatio” * a questi testi forse riuscirà a riordinare un meglio i suoi appunti così imprecisi  e sguaiatamente  fantasiosi. Forse era distratto dalla neve …

*(A questo proposito ricordo  l’omelia “San Benedetto e la  «Lectio Divina»” del Cardinal Martini (Duomo di Milano, 26 aprile 1980 in occasione del XV centenario della nascita di san Benedetto, http://www.ora-et-labora.net/lectiodivina.html)

Cordialmente

Paolo Ferri

Professore Associato di Tecnologie didattiche e Teoria e tecniche dei  Nuovi Media
Università degli Studi Milano Bicocca
P.zza Ateneo Nuovo 1

Tags: Benedetto XVIdimissioni papapapa dimissionitfa
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