Il Governo Renzi ritira il decreto salva-Roma. Ma è tutta una baruffa interna al Pd

Di Redazione
27 Febbraio 2014
Il Comune di Roma ha un debito di 14,9 miliardi. Senza il finanziamento dello Stato «per marzo non ci saranno i soldi per i 25 mila dipendenti del Comune», avverte il sindaco Marino, che stamane ha sentito Renzi

Dopo l’ostruzionismo di Lega Nord e Movimento 5 Stelle, il Governo Renzi  ha preferito ritirare il decreto salva-Roma dalla discussione in Senato.
Dietro al ritiro della legge che assegna alla capitale 867 milioni di euro e che le eviterebbe il fallimento, sembrerebbe esserci non soltanto la difficoltà di superare gli ostacoli posti dall’opposizione, ma visioni diverse dei contenuti del decreto all’interno del Pd.

IL RITIRO DEL DECRETO. Le trattative fra il sindaco Ignazio Marino e il Governo sarebbero in corso. Ieri, Renzi ha deciso di essere prudente e di non “blindare” la legge chiedendo la fiducia, mossa che avrebbe consentito di far passare il testo. Se l’avesse chiesta, il decreto sarebbe stato già approvato. Secondo fonti interne al Pd, con questa mossa, il neo-premier avrebbe voluto smarcarsi dall’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, e avere a disposizione del tempo per inserire nuove norme nel decreto. Erano stati proprio i renziani, d’altronde, a dare battaglia contro il precedente decreto, nel quale era stato inserita una norma punitiva con i comuni “no-slot”.

867 MILIONI PER NON FALLIRE. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha criticato duramente la scelta del Governo, minacciando di «bloccare la città». Senza quegli 867 milioni di euro, ha detto oggi Marino, «per marzo non ci saranno i soldi per i 25mila dipendenti del Comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o raccogliere i rifiuti e neanche per organizzare la santificazione dei due Papi». Marino, che si è detto «veramente arrabbiato», non intende dimettersi per protesta – come alcuni gli hanno suggerito – perché teme che possa essere sostituito da un «commissario liquidatore». Marino ha spiegato ha denunciato il debito pregresso con un esempio significativo: «A Roma bisogna ancora pagare i terreni espropriati nel 1957 per costruire il villaggio Olimpico». Per questo, ha proseguito Marino, «il Governo deve dire con chiarezza se ci dà gli strumenti legislativi per risanare una volta per tutte». «Roma deve poter spendere solo ed esclusivamente i soldi che ha».

7,5 MILIARDI DI DEBITO. «Il Governo sta lavorando per risolvere con urgenza un problema non creato da noi», hanno spiegato fonti di Palazzo Chigi all’Ansa. Secondo l’agenzia, tra il premier Renzi e il sindaco Marino ci sarebbe stata una telefonata «energica». D’altronde la materia è scottante: il debito di Roma è infatti molto superiore a quanto chiesto da Marino. A gennaio di quest’anno, secondo i calcoli di Massimo Varazzani, commissario straordinario per la gestione del debito pregresso di Roma, il disavanzo della capitale, compresi gli interessi, è pari a 14,9 miliardi di euro. Un debito elevatissimo anche se non ai livelli del 2010, quando arrivò a toccare i 22,4 miliardi.

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