Caro direttore, ti scrivo per raccontare quanto successo a Bologna.
Buone notizie. Lo scorso 20 dicembre, in sede di approvazione di bilancio previsionale, il Consiglio Comunale ha approvato un nostro ordine del giorno che invita Sindaco e Giunta all’“introduzione, nell’ambito dei sistemi di erogazione dei servizi alla persona in essere, in via sperimentale e adeguata al contesto bolognese, di strumenti di equità e flessibilità che tengano conto del numero di figli e dei carichi familiari”. Il cosiddetto “Fattore Famiglia”, per intenderci.
Non un atto simbolico, ma una pietra miliare. Punto di arrivo e di partenza non casuale, ma frutto di un lavoro di relazioni e di condivisione anche con gli assessori più coinvolti (Marilena Pillati, scuola e formazione, Giuliano Barigazzi, sanità e welfare), fino al deciso “via libera” dell’assessore al bilancio Davide Conte.
L’ordine del giorno, condiviso e sottoscritto oltre che dal nostro capogruppo Gian Marco De Biase, anche dalla brava consigliera Dem Raffaella Santi Casali e (forse un po’ a sorpresa) da Amelia Frascaroli (civica a sinistra del PD), ha incassato i voti favorevoli di PD, Forza Italia e M5S, oltre a quelli di Insieme Bologna naturalmente (a Bologna i “poli” sono quattro, e il nostro ruolo non è inferiore agli altri né per i numeri, né per la forza propositiva e la capacità d’azione).
Tutti ci si è ritrovati concordi nella “necessità di riconoscere e sostenere il ruolo sussidiario svolto dalle famiglie nello svolgimento di una fondamentale attività di welfare, sia in senso quantitativo, sia in senso qualitativo”, anche partendo dalla consapevolezza della “profonda crisi demografica che caratterizza il nostro Paese e che vede la nostra città ai primi posti nelle statistiche ufficiali in termini di invecchiamento della popolazione e denatalità”, consci delle “ripercussioni di carattere economico, sociale e anche culturale che tale crisi prefigura” e della “necessità, di agire concordi per contrastare un fenomeno che rischia di rendere la nostra società più povera, più iniqua, più fragile e meno accogliente verso tutti”.
Una vittoria di tutti, quella per riconoscere, anche economicamente, il protagonismo delle famiglie e preferirlo ad ogni forma di assistenzialismo. Non “di tutti” perché senza bandiere, ma perché con tante bandiere. Le bandiere di chi sottolinea l’importanza di un’Italia che resti degli italiani, e di chi desidera che non cessi di essere accogliente, di chi è attento a far quadrare i conti e di chi non accetta che siano lasciati indietro gli ultimi, di chi ha a cuore il passato del nostro paese, e di chi pensa invece al suo futuro. Perché considerare queste cose come alternative è quanto di più sciocco si possa fare (e in politica di sciocchi, ce ne sono fin troppi).
Ma è una bella notizia non solo nel merito specifico, ma anche nel dimostrare, in questo tempo di vuoto che avanza, che una certa presenza in politica, anche se apparentemente ridotta ad un lumicino, rimane viva e capace di una straordinaria e quanto mai necessaria capacità di costruzione. E se lo dice un “povero” consigliere circoscrizionale di minoranza (meno di così se more), che quell’ordine del giorno lo ha scritto, c’è da fidarsi, credo.
Nicola Stanzani – Consigliere circoscrizionale Insieme Bologna Città Metropolitana