È Tempo di Jannuzzi? La recente scomparsa del direttore Giampaolo Cresci apre al quotidiano romano Il Tempo la fase delle voci su chi andrà a occupare la poltrona di numero uno. Il candidato naturale è l’attuale vice-direttore Giovanni Negri, ma è un nome che sembra non convincere del tutto l’editore Domenico Bonifaci, perché considerato troppo giovane.
Nelle sue intenzioni alla guida del foglio capitolino, da molti anni in difficoltà, vorrebbe un timoniere di solida esperienza, brillante, capace di tirare la cinghia. E naturalmente polista. Una lince tipo Lino Jannuzzi, insomma.
Giornalisti poco sportivi Scaramucce tra direttori. Protagonisti Candido Cannavò de La Gazzetta dello Sport e Xavier Jacobelli di Tuttosport. La miccia l’accende il prode Cannavò in una intervista al quotidiano Italia Oggi a proposito del brillante 1999 del foglio sportivo torinese rispetto alla sua rosea. Testuale: “Per loro è diverso. Fanno un giornale molto torinese che ora, con le posate della Juve è diventato anche un po’ bazar. La Gazzetta non farà mai qualcosa del genere”. Jacobelli reagisce all’assalto non proprio in punta di fioretto. Scrive su Tuttosport, a pagina 2, nella rubrica delle lettere rispondendo a un’infuriata lettrice milanese che riporta le frasi del numero uno del quotidiano sportivo di via Solferino: “Ho letto l’articolo di Italia Oggi ricavandone una sgradevole impressione: Cannavò il Breznev del giornalismo sportivo italiano (il primo è in carica da quasi diciassette anni, il secondo rimase alla guida del Pcus per diciotto) s’impiccia troppo degli affari nostri quando dovrebbe pensare ai propri. Nei suoi confronti ci sentiamo come Davide con Golia: la sensazione è corroborante. È vero: il giornale che Cannavò dirige, la cui ottima redazione stimo e rispetto, non venderà mai le posate della Juve. Primo perché non ne possiede i diritti commerciali. Secondo, perché in passato il bazar di Cannavò ha preferito regalare un dopobarba allegato al proprio magazine, lanciandosi poi sui cd-rom e sulle videocassette.