Il ddl svuota-carceri è una bufala mediatica. Lettera dal penitenziario di Vicenza

Di Claudio Bottan
06 Settembre 2012
Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Claudio Bottan, detenuto nel carcere di Vicenza. «Non si vuole ammettere che il male peggiore della giustizia italiana è rappresentato dall’utilizzo disinvolto, illegale e pretestuoso, della custodia cautelare»

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Claudio Bottan, detenuto nel carcere di Vicenza

Caro direttore, il preannunciato ddl che, secondo il ministro Severino, dovrebbe affrontare seriamente l’emergenza carceri, si colloca ampiamente nella lunga serie di bufale mediatiche che da troppo tempo ci vengono propinate.

La proposta all’esame delle commissioni giustizia di Camera e Senato, infatti, riguarda il ricorso a misure alternative al carcere per reati che già oggi non lo prevedono; si riferisce a reati che prevedono condanne edittali, nel massimo, fino a 4 anni. Si tratta dei cosiddetti “reati bagatellari” che un serio provvedimento avrebbe dovuto depenalizzare e punire con sanzioni amministrative, sgomberando così i tavoli dei giudici da migliaia di fascicoli che contribuiscono ad ingolfare la macchina della giustizia.

Invece, ancora una volta, si fanno annunci roboanti di misure salvacarceri che si rivelano inutili, e non si vuole ammettere che il male peggiore della giustizia italiana è rappresentato dall’utilizzo disinvolto, illegale e pretestuoso, che viene fatto della custodia cautelare in carcere. Un abuso che riguarda il 43 per cento dell’attuale popolazione carceraria, cioè 29 mila persone che – combinazione – equivalgono all’incirca alla differenza tra capienza regolamentare delle carceri e presenza effettiva di detenuti: solo una coincidenza?

Il dato che dovrebbe far riflettere e inorridire, è il 50 per cento di persone innocenti che, secondo le statistiche ministeriali, compongono questa massa di prigionieri della pena preventiva, persone che verranno assolte e, giustamente, chiederanno di essere risarcite per l’ingiusta detenzione, anche se non ci sarà alcun risarcimento in grado di compensare il dramma vissuto.

In tempi di spending review, dimentichiamo l’aspetto umano e concentriamoci sui numeri: ogni giorno, compresi domeniche, Natale e Pasqua, in Italia vengono spesi 6 milioni di euro per mantenere in carcere persone che non hanno una condanna definitiva; di questi, 3 milioni di euro riguardano la carcerazione di innocenti. Quanti posti di lavoro, edilizia agevolata, e iniziative sociali si potrebbero attivare con quelle somme? Probabilmente verrebbero anche in parte eliminate le cause che generano i cosiddetti “reati predatori”, quelli dettati dal disagio e dalla fame.

Le norme, caro ministro, esistono già nei nostri codici, basterebbe farle rispettare per bloccare il cortocircuito della giustizia cancerogena, che vede nelle prigioni la soluzione a tutti i problemi. Una delle norme, è quella che prevede l’utilizzo del braccialetto elettronico, un progetto che è legge dello Stato italiano ed è già costato 110 milioni di euro alla collettività, ma giace inutilizzato da anni per il solo fatto che mancano informazioni e disposizioni precise ai magistrati che lo dovrebbero applicare quale misura deflattiva del sovraffollamento carcerario. Questa è l’economia del degrado, che ci costa ogni anno più dell’1 per cento di Pil, caro professor Monti, non lo insegnano alla Bocconi?
Claudio Bottan, Casa circondariale di Vicenza

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