Lettere al direttore

Il caso Pedretti e il mondo ridotto a una bolla

Di Emanuele Boffi
17 Gennaio 2024
È questa la "stortura" di mediatizzare ogni cosa. Si riduce tutto a uno spazio chiuso e angusto in cui non esiste né giustizia né perdono, ma solo la legge degli ascolti e dei like. Questa volta è finita in tragedia
Una veduta esterna della pizzeria Le Vignole con il cartello che chiede di non mettere fiori, di proprietà di Giovanna Pedretti, trovata morta, Sant'Angelo Lodigiano, 15 gennaio 2024 (Ansa)f
Una veduta esterna della pizzeria Le Vignole con il cartello che chiede di non mettere fiori, di proprietà di Giovanna Pedretti, trovata morta, Sant'Angelo Lodigiano, 15 gennaio 2024 (Ansa)

Gentile direttore, un nuovo fatto occupa oggi le prime pagine dei giornali: Giovanna Pedretti e la sua tragica disavventura. La storia appare semplice. Una donna generosa, lavoratrice, imprenditrice, per ribadire con un esempio i valori in cui crede, propone un piccolo episodio (di fantasia?). Lo scrive e lo “pubblica”. Milioni di parole, pensieri, episodi, commenti, ogni singolo minuto e ogni santo giorno vengono pubblicati in rete, ma quel pensierino-storia (forse inventato) viene estratto e vince il super premio alla bizzarra e capricciosa lotteria del web: diventa “virale”. In poco tempo, lei, la piccola donna di provincia, viene lanciata alle stelle di un’incredibile notorietà. In un nanosecondo diventa una star incensata e applaudita, ma il nanosecondo successivo si trasforma nella strega ingannatrice che vuol farsi bella cavalcando la scopa dei “valori” alla moda, sacrilega usurpatrice di sacre buone intenzioni. Il cuore non ha retto.

Non sappiamo chi fosse Giovanna. E qui sta il problema. La sua fatica quotidiana, il suo impegno di donna, i suoi desideri, i suoi errori, le sue vere amicizie, i suoi affetti… lei. Lei così com’era, nata lì, cresciuta e vissuta in quel paese, lei nella sua semplice umanità. Il problema non è il web, il problema non sono i social, e tanto meno si tratta di nuove inutili “regole” da implementare ulteriormente nella kafkiana giungla normativa che già soffoca la nostra quotidianità. Il problema è il cuore. Il problema è uno sguardo a quel vicino, magari di tastiera, che riconosca in lui una persona, poveretta come me e te, che combatte il suo quotidiano cercando faticosamente di capirci qualcosa e di tirar fuori del buono per sé, per i propri figli, per il mondo. Il problema non sono le regole, il problema è una cultura che riconosca l’altro come amico, come il vicino di casa che va aiutato, come un tempo era normale fare. Perché la mia realizzazione, il mio bene, amico mio, non si compie senza che si compia anche il tuo.

Dove attinge questo sguardo? Dove possiamo vederlo e impararlo? Non molto lontano. Non si è mai del tutto allontanato dalla nostra gente. Una traccia di bene che attinge la sua solidità dalla fede del nostro popolo, silenziosa e tenace, una vena di condivisione che ancora scorre. Con pazienza occorre rompere la corteccia chiassosa che vorrebbe nasconderla e lasciare che questa fonte torni a sgorgare. Tutti ne siamo assetati. Tutti desideriamo che quel piccolo fragile cuore che non ha retto l’urto di una tempesta improvvisa, possa non essere vissuto invano e per questo preghiamo che la Madre della Misericordia, Madre nostra, possa accoglierlo in pace.

Andrea Matteoni via email

È questa la “stortura” di mediatizzare tutto. Si riduce il mondo a una bolla in cui non esiste né giustizia né perdono, ma solo la legge degli ascolti e dei like. Ne consegue che l’unica unità di misura è la propria opinione e la violenza l’unico criterio. Questa volta è finita in tragedia.

***

Non capisco come facciate ad essere così tifosi nei confronti dello stato di Israele, non degli ebrei, che ha sempre schiacciato non solo i palestinesi musulmani, ma anche i cristiani. Come se l’uccisione di più di 5.000 bambini sia un dettaglio…

Padre Giustino via email

Gentile padre, di quali “dettagli” parla e di quali “tifosi” parla? Non di Tempi, se lo legge con attenzione. Non voglio farla tanto lunga e le basterà scorrere gli articoli che abbiamo pubblicato (anche sulle vittime a Gaza, di cui abbiamo sempre parlato, senza nascondere nulla), per accorgersene. Poi, se si riferisce all’articolo sull’assurda accusa di genocidio a Israele, ribadiamo il giudizio: è assurda.

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