
Il Bosone di Higgs esiste. Trovata la “particella di Dio”
La scoperta viene dal Cern di Ginevra, che l’ha comunicato questa mattina. Le probabilità sono del 99,99995 per cento: il Bosone di Higgs esiste. O meglio: esiste qualcosa di “compatibile” con la particella, teorizzata dallo scienziato Peter Higgs nel 1964, che concorrerebbe da protagonista all’esistenza dell’universo. «Questo storico risultato è soltanto l’inizio, avrà delle implicazioni globali per il futuro», ha detto questa mattina il direttore generale del Cern Rolf Heuer.
Ci sono voluti dieci miliardi di euro per costruire un acceleratore di particelle, Lhc, che permettesse di scovarne le tracce; la supervisione di migliaia di fisici provenienti da tutto il mondo e un quadrilione di collisioni di protoni per osservarle e analizzarle, ma, oggi, il bosone non è più soltanto l’invenzione di un brillante scienziato, per “far quadrare i conti” del modello standard, la teoria usata per spiegare l’universo.
La particella pesa fra 125 e 126 volte più di un protone, ed è stata individuata dai due esperimenti paralleli Atlas e Cms, condotti dal Cern di Ginevra sotto la guida dell’italiana Fabiola Gianotti e dello statunitense Joe Incandela. Questa mattina, a un seminario organizzato dal Cern, i due fisici hanno presentato davanti alla comunità scientifica i risultati aggiornati della fase di esperimenti iniziata nel dicembre del 2011 quando avevano presentato i primi indizi dell’esistenza.
«La ricerca è più avanzata oggi di quanto avessimo immaginato possibile», ha detto Fabiola Gianotti. Appurata l’esistenza di qualcosa di compatibile con il bosone di Higgs, restano da capire quali siano le proprietà di questa particella e valutare l’impatto che avranno nella revisione delle teorie che descrivono la materia e l’Universo. «La nuova particella potrebbe avere proprietà che non sono fra quelle previste dalle nostre teorie correnti», ha detto il fisico Ignatios Antoniadis.
Entro la fine del 2014 l’energia dell’acceleratore sarà raddoppiata e si presume che per allora la comunità scientifica e gli scienziati del Cern riusciranno a verificare i risultati, confermando il modello standard o introducendo elementi di novità che potranno condurre a nuovi esperimenti e nuove scoperte.
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