L’idea di trovarmi tra le succulente fettine di zampone e il mucchietto di lenticchie di Castelluccio, un “baco” dal nome astruso, ve lo confesso, non mi andava proprio giù. E allora, per non perdermi dietro alle previsioni ogni giorno diverse, baco, non baco, baco, non baco, ho spento la tv e ho deciso. Qui ci vuole la Barbera! Voglio vedere cosa farà quel bacherozzolo da strapazzo, che non è neppure un baco-baco, con tanto di casa sulla pianta, di fronte a un calice copioso di barbera. Petillant, of course, e reale. Perché se 2000 deve essere, lo voglio pieno di vita vera, non virtuale. Così, prima di Natale, prendo la macchina e parto. Destinazione Rocchetta beach, al secolo Rocchetta Tanaro. Raffaella Bologna mi aspetta in cantina. Camminiamo tra le bottiglie. Le accarezzo, le guardo. Che sarà di voi, penso, se una mente bacata – nel senso del baco – vorrà ottenere “vino” senza uve, realizzando al computer qualche mostro potabile… per fugare gli incubi mi siedo al tavolo, che fu di Giacomo, e insieme a Raffaella assaggio. Prima Monella, poi Bricco dell’Uccellone e infine Ai Suma, uno, due, tre bicchieri! Per me, meno non bastano. Riparto. In macchina, con me, l’antivirus, una Monella magnum Millennium 1998.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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