
I grillini sono morti, il grillismo è vivo e vegeto

Noi ce le avremmo tutte le mostrine al posto giusto per dire che il Movimento cinque stelle era una faccenda che puzzava d’imbroglio sin dal principio. Dall’inizio, sì; ancora ci ricordiamo un titolo di Tempi agli albori delle mattane del comico genovese: “Beppe Grillo? È solo spam”.
Altri, invece, a partire da quei tanti intellettuali che oggi infieriscono sul cadavere agonizzante dei pentastellati e di quei giornali (leggi: Corsera, leggi: Repubblica) che ora appendono il cappio al ramo, allora, quando c’era bisogno di affossare Berlusconi e dare una botta al Pd, allora erano pieni di elogi e moine per i giovani-freschi-onesti portavoce grillini. Un po’ – più di “un po’”, a dirla tutta – li avevano creati loro, erano loro che avevano dato forma alla rabbia informe dopo mesi e mesi di campagne sulla Casta, sui politici tutti ladri, sull'”Italia a rotoli per colpa di lorsignori”.
Così ragiona il potere. E così continua a ragionare. Solo due giorni fa, prima della scissione, si potevano leggere spericolati elogi sull’intelligenza di Di Maio, il suo standing, il suo avere una credibilità non solo nazionale, ma «internazionale» (ma dove? ma quando?). Ancora ieri c’era chi cercava si salvare l’insalvabile, Domopak Conte.
Una certa mentalità qualunquista
Ora che la «scissione più cretina che si sia vista mai» (cit. Marco Rizzo, il comunista che di scissioni se ne intende) s’è consumata, ci si può forse esercitare nell’elencare tutte le promesse tradite del grillismo, la sua metamorfosi da partito rivoluzionario a comitato di cambiacasacche, dalla retorica purificatrice dello streaming all’umma umma del voto pilotato sulla piattaforma, ma è tutto un po’ inutile, perché i grillini sono morti ma il grillismo è ancora vivo e vegeto tra noi.
Fate mente locale. Non c’è sostanzialmente partito all’interno dell’arco costituzionale (ahimè, pure il nostro Cavaliere ebbe la sua sbandata populista), che non abbia flirtato coi pentababbei. Con Lega e Pd è stato proprio amore, con gli altri almeno un flirt. Perché una certa mentalità qualunquista, manettara e pressapochista è comune a tutti, ed è questo il problema.
Il prossimo leader della gang degli onesti
Il qualunquismo carogna è un fiume carsico che attraversa la storia repubblica dai tempi di Giannini e torna periodicamente ad affiorare. Dopo il miracolo e poi l’esplosione grillina, tornerà forse temporaneamente ad abissarsi o a rifugiarsi nell’astensione, ma non sparirà. La nostra impressione, anzi, è che – anche senza più un partito di riferimento – la percentuale di grillini (cioè di gente che ha in testa le “idee / non idee” grilline) è cresciuta in questi anni. È cresciuta e ha contagiato un po’ tutti. È cresciuta ed è maggioranza nel paese (nelle redazioni dei giornali era maggioranza già da un pezzo). Pensate ai referendum sulla giustizia e dite se non è vero.
Ora la sua parte rabbiosa se ne sta acquattata sottoterra, ma tornerà a esplodere e a sfiatare appena trova un pertugio. Se nel frattempo le altre forze politiche non di danno una raddrizzata, non escono dalle bolle dei social e tornano a interloquire con la ormai sempre più mitologica “società civile” e i corpi intermedi che hanno contribuito a bombardare, la prossima volta come capopopolo della “gang degli onesti” non avremo più un comico. Avremo un influencer. E allora sì che saranno guai.
Foto Ansa
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Il grillismo è l’autobiografia di una nazione, quella italiana, fatta da “mostri degenerati, ridicoli e criminali” (copyright P.P.P.).