Ripartire dopo il terremoto dell'Emilia. Enrico, Giordano e Mattia spiegano come il denaro prestato dalla diocesi a interessi zero stia generando «un circolo virtuoso»
Hanno affrontato la crisi dell’imprenditoria, poi il terremoto e infine le promesse mancate, se non addirittura gli impedimenti posti da chi diceva che «ci avrebbe aiutato a “ricominciare”». A raccontare la loro ripresa a tempi.it sono Enrico, Giordano e Mattia, tre giovani imprenditori, residenti in provincia di Carpi che hanno aderito al progetto “Fides et Labor” avviato dal vescovo della diocesi, monsignor Francesco Cavina.
NON SOLO SOLDI. Enrico Bonzanini spiega: «Io e alcuni ragazzi, circa un anno fa, abbiamo aperto ilmostardino.it, un sito di informazione locale che potesse servire anche a mettere in rete le diverse realtà del territorio. È così che siamo venuti a conoscenza del piano messo in atto dal vescovo. Con i fondi concessi ci siamo sentiti ulteriormente stimolati a strutturarci seriamente. E ora, oltre che di una passione, ci sentiamo portatori di una responsabilità». Lo stesso ripete Mattia Morcelli, di radio web 5.9 con sede a Cavezzo: «Siamo nati nel 2012 dopo il terremoto per dar voce alle esigenze del territorio. Abbiamo conosciuto monsignor Cavina durante una manifestazione, ci colpì la sua attenzione alla gente e diventammo amici. “Fides et Labor” è arrivato dopo, come continuazione di un sostegno già presente. Dico sempre che l’apporto più importante che la Chiesa ci sta dando è di tipo morale».
Giordano Barbieri, che ha da poco avviato un’impresa tessile a Rovereto del Secchia, la Tessitura 87 Spa, spiega: «Nel 2010 l’azienda di mio padre chiuse per mancanza di pagamenti da parte dei fornitori e di credito delle banche. Trovai posto come operaio in un’altra impresa in cui, dopo un anno, fui assunto a tempo indeterminato. L’anno scorso venni a sapere che un altro imprenditore tessile voleva chiudere: vendeva le sue macchine e mi decisi a rischiare rilevando la sua attività». Solo che «nessuno era disposto ad aiutarmi, non sapevo che cosa fare. Perciò, non appena ho saputo dell’iniziativa della diocesi, sono andato al colloquio».
FORMAZIONE PERMANENTE. Il fondo è stato aperto a otto progetti con buona possibilità di riuscita. Barbieri continua: «La Chiesa non solo è stata l’unica ad aiutarci, ma ci ha dato il denaro a interessi zero, senza farci firmare nulla. Un rapporto economico basato sulla mera fiducia, sa cosa vuol dire?». A spiegare il meccanismo virtuoso di un sistema di credito simile è Bonzanini: «Dopo tante parole e promesse tradite da parte delle istituzioni e delle banche, che dopo il terremoto dissero di voler aiutare i giovani, questo gesto concreto è stato una manna. Ci viene una gran voglia di fare bene e di ridare quanto ricevuto ad altri». Infatti, chi riuscirà a restituire il prestito darà la possibilità ad altri giovani di accedere al fondo. «Non ci sembrava vero che qualcuno volesse aiutarci. E non solo economicamente. Infatti continuiamo ad essere sostenuti: la diocesi ci sta formando per affrontare la burocrazia», continua Morcelli. «Il fatto di non essere solo – spiega Barbieri – ti toglie la paura di rischiare. Non si tratta solo di un apporto economico».
NEI MOMENTI DURI. C’era da aspettarselo dalla Chiesa? Per Morcelli, «è strano che un’istituzione presentata come lontana e arcaica alla fine sia l’unica a sostenere veramente le persone senza fare troppi discorsi». Barbieri racconta del suo desiderio di «salvare il sacrificio di mio padre. Speravo in un aiuto che non trovavo e sono felice che sia arrivato da qui. Perché alla fine nei momenti duri c’è sempre stata solo la Chiesa ad aiutare la gente: subito dopo il terremoto con sostegni morali e materiali e poi con la visita di papa Benedetto XVI, grazie a lui il vescovo ha aperto il fondo». Una presenza che ha persino unito, spiega Bonzanini: «Noi di mostardino.it abbiamo conosciuto gli altri giovani che hanno avviato le attività. È nata un’amicizia e una collaborazione. Andiamo avanti a braccetto, anche con loro».
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