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“Scuole per ricchi! È il mercato, bellezza”. “Un emendamento che punta a dividere”. Questi alcuni dei titoli o dei commenti letti e sentiti nelle ultime settimane dopo la presentazione di una proposta a mia firma per la creazione di un buono scuola nazionale. Esiste anche un’altra verità.
Ho iniziato a fare politica da ragazzo battendomi per la libertà di educazione. Erano gli anni nei quali infiammava il dibattito su quella che sarebbe poi diventata la riforma Berlinguer del 2000 in materia di parità scolastica. Ricordo benissimo le lunghe discussioni con i compagni di scuola e negli organi di rappresentanza per affermare la necessità di una legge che desse piena applicazione alla Costituzione. Volantini, raccolte firme, manifestazioni con migliaia di giovani e famiglie che marciavano al grido di «fateci andare in giro nudi, ma lasciateci liberi di educare». La Costituzione infatti parla chiaro: «È diritto e dovere dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli» (articolo 30)...
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