Il Corriere della Sera ha amici a Mosca. Dunque si spiega perché giorni fa è riuscito a pubblicare un’intervista in cui un generale russo del Kgb ha rivelato che in realtà Mitrokhin non esiste.Tempi, invece, che ha amici a Londra, ha saputo che Mi6, il servizio di controspionaggio di sua Maestà, ha ancora molto materiale riguardante gli affari dell’ex Urss in Italia. Materiale così scottante che (per il momento), per riguardo al governo “amico” di Roma, l’esecutivo britannico ha preferito passare carte che forniscono materiale di indagine fino al 1984 e segretare il resto del dossier (che arriva fino alla primavera 1990) piuttosto che affidare alle imbarazzate amnesie di quello italiano.
Non cade il mondo, ma non ci scappa da ridere Appurato che Macaluso non è una spia, ma la vittima del ricatto di un confidente suo compagno di partito, lasciamo perdere le controdeduzioni degli altri interessati. Il Kgb? Un’opera pia e antifascista. Non scherziamo. Se c’è da discutere, discutiamo almeno con chi ha la testa. E dunque: ancora a poche ore dall’apertura dei sigilli dell’archivio Mitrokhin Giuliano Ferrara scriveva:“è godibilissimo lo spettacolo di una sinistra confusa, che non ha riflettuto in modo serio sulla propria storia, che è arrivata al governo con il favore di piccoli machiavellismi e possenti giustizialismi, e che ora balbetta di fronte alle liste delle spie del Kgb”. Ma poi lo stesso Elefantino ci ha messo in guardia dal “non fare un regalo ai pistaroli”, poiché “where is the beef? Dov’è la ciccia? Abbiamo letto il libro? Ci sembra che venga giù il mondo o che scappi da ridere?”. Qui abbiamo letto il libro e troviamo che né l’una né l’altra delle due ipotesi occorra. Non ci scappa da ridere quando leggiamo che per tutti gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta il Pci fu sovvenzionato da Mosca e uomini e sedi del Pci erano stati dotati di strumentazioni spionistiche. Non ci cade il mondo quando leggiamo nell’archivio Mitrokhin i nomi del generale Nato Nino Pasti (presentato nelle liste PCI alle politiche del ’76) o quello di giornalisti e direttori del Corriere della Sera. Troppo facile prendersela solo con il buon Armando Cossutta, ma ci scappa sul serio da ridere alle goffe dichiarazioni del responsabile giustizia diessino Carlo Leoni il quale parlò di “boomerang”, solo perché “chi credeva di trovare una lista di comunisti, si trovò invece una lista di nomi di diversi partiti”. Non scherziamo baby, non è che siccome c’è dentro Jas Gawronskj sorvoleremo sullo scopo e gli obbiettivi degli amici di Mosca. Non cade giù il mondo, ma vorremmo sapere in che democrazia popolare siamo vissuti se i Nello Aiello e i Giorgio Bocca (che per altro una volta ammise di far parte di quella bella gente che negli anni Settanta, nel salotto Crespi-Corriere della Sera, si intratteneva con Capanna e soci col gioco della guerra civile), sono oggi uomini confusi, ma all’epoca non erano per nulla sorpresi se l’amico della Izvestia che frequentavano con tanta familiarità aveva in casa una vecchia Olivetti accanto a una ricetrasmittente da James Bond. Non abbiamo dimenticato la buona lezione di giornalismo di Alberto Cavallari che giustamente propose la modifica della deontologia professionale suggerendo che non l’obbiettività ma la sincerità fosse giudicata la spia del buon giornalismo. Ma certo ci piacerebbe sapere sulla base di quale criteri il Corriere della Sera seleziona i suoi direttori.
Se questa non è ciccia Quanto al beef. A parte la colorita schiera di giornalisti (e forse qualche indebita mescolanza di piani di responsabilità, tanto per intorbidire un po’ le acque e dare a qualcuno la chance di difendersi facendo d’ogni erba un fascio): non è ciccia venire a sapere che il Kgb aveva comprato i dattilografi del ministero degli esteri, i funzionari dell’ufficio messaggi cifrati del ministero degli interni, fisici, ingegneri e che avevano uomini chiave in tutte le categorie degli statali? Non è ciccia venire a sapere che il leader del Partito dei comunisti italiani – che a quanto pare è attualmente rappresentato al governo dal ministro della Giustzia e dal ministro per le Regioni – è classificato dal Kgb come “contatto confidenziale operativo”, ovvero “fonte di informazioni inviate regolarmente ” a Mosca? Non è ciccia sapere che la redazione de L’Espresso è dentro fino al collo e che il settimanale della rivoluzione del costume e della politica italiana fosse finanziato dall’Urss fin dal 1962? Non è ciccia venire a sapere che un segretario del partito socialista e nel 1968 vicepresidente del consiglio venga indicato come Cossutta “contatto confidenziale operativo”? Non è ciccia sapere che tutta la campagna pacifista contro l’installazione dei missili a Comiso venne finanziata dall’Urss? Non è ciccia venire a sapere da Mitrokhin che la tanto rinomata autonomia di Berlinguer dall’Urss era puro tatticismo, giacché “mentre cercava di screditare Berlinguer, Mosca continuava a sovvenzionare il Pci” o sapere ciò che viene a tutt’oggi negato dagli ex-post-neo comunisti, ovvero che “quello che più preoccupava i leader del Pci era il sostegno da parte del servizio segreto cecoslovacco alle Brigate Rosse italiane” e che “la direzione del Pci era tormentata dal timore che potessero trapelare notizie del sostegno dato dai servizi cecoslovacchi alle Br” e che “il 4 maggio 1978 Amendola ammonì Koucky (ambasciatore di Praga a Roma ndr) che se i rapitori di Moro fossero stati arrestati e giudicati, l’assistenza fornita loro dai servizi cecoslovacchi ‘avrebbe potuto venire fuori’”? Non è ciccia apprendere che tutti, ma proprio tutti i segretari del Pci dal dopoguera alla caduta del muro, non sarebbero mai diventati segretari senza il preventivo ok di Mosca? Non è ciccia venire a sapere che direttori e giornalisti del Corriere della Sera e La Repubblica, intellettuali di grido, grandi professori, cattolici di sinistra, funzionari dello Stato, personaggi che hanno antifascisticamente scritto e riscritto la storia d’Italia, insomma la classe dirigente che ha criminalizzato anarchici, socialisti, libertari, moderati, centristi e destra, e spinto fabbriche, scuole, università, nelle braccia della sinistra comunista, avevano buone ragioni per tenerci nascosta la realtà del totalitarismo sovietico e sostenere per vie dirette e/o oblique l’ascesa al potere in Italia del più grande partito comunista occidentale? Non è ciccia sapere finalmente perché in Italia si attesero anni prima di pubblicare “il fascista e servo della Cia” Solgenitsin, il cui Arcipelago Gulag, quando arrivò già nel 1970 a Parigi provocò una tale reazione e una tale indignazione da provocare la rottura definitiva dell’intellighentia uscita dal ’68 (cosa che non è mai avvenuta in Italia, anzi il ’68 si saldò con il Pci) con i comunisti di Marchais? Non sono i fondi al Pci, non è lo scandalo moralistico degli spioni al servizio di mamma Urss che ci preoccupano. Abbiamo solo una domanda: è vero o non è vero che, in cambio di brillanti carriere, intellettuali e giornalisti sono stati la quinta colonna della propaganda ideologica in Italia e hanno utilizzato i più autorevoli mezzi di informazione e ambiti di cultura per favorire la salita del Pci al potere? Non viene giù il mondo a leggere l’archivio Mitrokhin o a scorrere le imbarazzatissime scuse degli editorialisti di chiara fama. Ma neanche ci scappa da ridere al pensiero che quello che Vladimir Bukovsky ha detto la scorsa settimana a Tempi – e cioé che “Mani Pulite ha aiutato i comunisti italiani a nascondere quel che c’era dietro e ad arrivare al potere” – trovi una sconvolgente conferma in questa prima – e non ultima – serie di nomi usciti dall’archivio Mitrokhin.