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Guerra in Ucraina. Monsignor Santoro: «Senza redenzione tutto finisce nella violenza»

Di Emanuele Boffi
11 Maggio 2022
Intervista all’arcivescovo di Taranto: «Pregare per la pace non è da anime belle, è questione di intelligenza. Dovrebbero farlo per primi i non credenti che si rendono conto della provvisorietà dei nostri desideri e volontà»
Soldati ucraini tra veicoli militari russi distrutti a Bucha
Soldati ucraini tra i resti di veicoli militari russi distrutti a Bucha, 3 aprile 2022 (foto Ansa)

Il 6 aprile monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, ha scritto una lettera ad Avvenire intitolata “Essere proprio ora artigiani della fraternità e della pace”. Tra i tanti giudizi espressi in questi mesi sull’invasione russa dell’Ucraina, certamente la lettera di Santoro si è distinta per equilibrio e per avere espresso chiaramente la posizione della Chiesa sul conflitto.
Nella sua lettera ad Avvenire lei parla dell’«aspetto oscuro del cuore dell’uomo» e dei «desideri distorti che non riescono a rimanere nella giustizia neanche quando nascono come reazione a un’ingiustizia subita». Perché lei pone questo aspetto – la fragilità umana, il «peccato originale» – come premessa al suo discorso? E perché anche il cuore e i desideri non bastano?
Il cuore dell’uomo è sempre un «guazzabuglio», come diceva Alessandro Manzoni. I desideri rappresentano il cuore dell’uomo di andare verso una pienezza, verso le stelle (de-sidera) e ci spingono verso qualcosa che ci attrae che ci ...

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