«Nei confronti del MoVimento 5 stelle ero tutt’altro che prevenuto, poi ho letto il loro programma, i loro comunicati, mi è venuto da pensare “Ma che testa hanno, questi qua?” ». Lo scrive Paolo Nori, nel suo ultimo libro “Mo Mama”, edito da Chiarelettere.
Del governo a 5 Stelle di Federico Pizzarotti, Nori, scrittore parmigiano celebre per la sua prosa buffa, ironica, parlata, a volte sgraziata, pensa questo: «I politici nuovi si son dimostrati, nel breve volgere di dodici mesi, come si dice, molto simili ai politici vecchi». Se volevano essere davvero nuovi, «quello che avrebbero dovuto dire era che loro erano uguali, agli altri». Ma «non li avrebbe votati nessuno».
LA CULTURA A 5 STELLE. Il Movimento 5 Stelle ha sempre anteposto ad ogni altro tema la questione culturale, ricorda Nori. Lo stesso Pizzarotti ha spiegato che il compito della politica non dovrebbe essere «aggiustare le buca sotto casa, ma fare la rivoluzione culturale». Al contrario del sindaco di Parma, Nori non è sicuro che questo debba essere il compito della politica. Ma è certo di un’altra cosa: che, date le premesse, la rivoluzione grillina «tra poco, domani, o tra cinque anni, o tra dieci, o tra quindici, sarà come se non ci fosse mai stata».
La motivazione è semplice. Lo scrittore cita ad esempio la mancanza di solide fondamenta culturali che affligge i 5 Stelle. Per avere un riscontro, basta leggere il breve capitolo dedicato alla Cultura nel programma di Pizzarotti per le comunali 2012: «Per il settore della Cultura di Parma – auspicavano i grillini – è doverosa una programmazione a medio termine e programmazioni a lungo, puntando sulla partecipazione e sulla trasparenza». E poi: «Non servono particolari slogan o interpretazioni di gestione che puntano solo al consenso elettorale peggiorati da personalismi eccessivi, tralasciando di considerare adeguatamente il senso d’utilità collettiva dell’azione amministrativa».
Nori confessa di aver letto queste frasi, e di essere rimasto di sale: «Uno che scrive una frase così, io non lo so, che testa può avere». Ricorda che, dopo averle lette, in nome della partecipazione e della trasparenza, lanciò la sua proposta culturale ai 5 Stelle su Facebook: «Propongo di scrivere delle cose che si capiscano». La proposta non fu accolta.
IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON. Nori si chiede in che modo sia in grado di compiere una rivoluzione culturale un sindaco come Pizzarotti, il quale avrebbe affermato che «il suo libro preferito era Il gabbiano Jonathan Livingston, il suo filosofo preferito era Socrate “per il suo modo di essere filosofo in mezzo alla gente”, che chi aveva votato l’ultima volta lui non se lo ricordava, “forse Rifondazione comunista”, che la cosa che secondo lui funzionava peggio a Parma, prima delle ultime elezioni, era “il servizio di bike sharing”».
Lo scrittore parmigiano contesta anche la capacità di Pizzarotti di seguire il filo logico dei suoi ragionamenti. Ricorda, per esempio, la celebre risposta che il sindaco di Parma diede alle obiezioni logiche sul trasferimento in Olanda dei rifiuti della città emiliana. Pizzarotti aveva dichiarato che fermare l’inceneritore e trasferire i rifiuti nei Paesi Bassi era una missione da combattere in nome della salute dei bambini, ma «a chi gli aveva fatto notare – scrive Nori – che così, secondo le sue stesse teorie, sarebbe aumentata la mortalità dei bambini olandesi, il sindaco di Parma sembra abbia risposto: “In Olanda non governo io”». Comunque, ricorda lo scrittore parmigiano, Pizzarotti non ha rispettato la promessa e l’inceneritore di Parma è entrato in funzione.
LE PROMESSE MANCATE. Infine, Nori si sofferma su tutte le promesse mancate dal governo grillino: «Al contrario di quello che avevano detto prima del voto, i governanti di Parma hanno alzato le tasse sulla casa», «hanno alzato le tariffe degli asili nido», «non hanno bloccato l’inceneritore», «non hanno portato la raccolta differenziata al novanta per cento», «hanno assunto della gente per chiamata diretta senza concorso», «invece di aiutare l’orchestra del teatro Regio l’han chiusa» e «hanno contribuito al cosiddetto consumo del suolo». «Queste e tante altre cose», conclude Nori, «son state fatte in spregio di quel che era stato detto in campagna elettorale».