Dopo la brutta sorpresa di ieri, siamo stati inondati di messaggi di solidarietà, dei quali ringraziamo di cuore. Poiché però da più amici l’attacco che abbiamo subito a suon di spray e cacca è stato messo sullo stesso piano di quello – incomparabilmente più spaventoso e doloroso – che è costato la vita ai redattori di Charlie Hebdo, ci preme tornare a precisare che noi non siamo Charlie.
Non siamo Charlie innanzitutto perché nessuno finora è riuscito a chiuderci la bocca o a impedirci di esercitare la nostra libertà di espressione. Siamo stati insultati con accuse false e puzzolenti, ma se gli autori del gesto non sanno trovare un modo più convincente per esprimere la loro intolleranza nei nostri confronti è peggio per loro, per noi non cambia nulla.
Non siamo Charlie anche perché noi non siamo “merde omofobe” e non offendiamo nessuno. Le nostre idee sulla famiglia e sulla società – che ci permettiamo di ribadire oggi pomeriggio durante l’incontro in Regione Lombardia – sono discutibili come sono discutibili tutte le idee, ma nessuno può sostenere senza mentire che siano “anti gay”, “sessiste” o altre balle del genere, sebbene queste siano esattamente le accuse che nei giorni precedenti la “sorpresina” ci sono state rovesciate addosso da certe associazioni e certi colleghi maliziosi. Ripetere mille volte una bugia e addirittura ingigantirla con la vernice su un muro non servirà a trasformarla in realtà.
Non siamo Charlie perché non siamo “omofobi”, non ci arroghiamo il diritto di disprezzare nessuno, gay o etero, biondo o moro, cattolico, islamico o blasfemo che sia. Pensiamo che sia nostro dovere tentare di amare tutti fino al punto di giudicare – sì, giudicare – le loro parole, le loro pretese, le loro idee, per quanto fastidioso questo possa risultare. Perciò continueremo a “difendere la famiglia per difendere la comunità”. Continueremo a difendere la libertà nella verità.
In ogni caso, se siamo omofobi noi o bugiardo chi ci accusa, ciascuno potrà stabilirlo da sé partecipando al convegno di oggi, ore 15, Auditorium Testori, piazza Città di Lombardia 1, Milano.
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Qui sotto il video dell’intervista del direttore Luigi Amicone a repubblica.it