Gli amici di Andrea, la onlus che dà speranza alle persone in stato vegetativo. E mette d’accordo perfino i politici

Di Benedetta Frigerio
26 Luglio 2015
L'associazione è nata dal dramma di Andrea e dall'amicizia tra Angela e Anna, che ha generato un fiume di carità, grazie a «una fede operativa»

amici-di-andreaNon capita tutti i giorni che di fronte a un evento drammatico una famiglia, anziché più sola, si ritrovi al centro di un’opera di carità. Né tanto meno che le istituzioni intervengano in suo sostegno secondo il principio costituzionale di sussidiarietà. Ma la storia dei coniugi pesaresi Anna e Andrea D’Amico si è evoluta in modo così incredibile da trasformarsi in eccezione, unendo due consiglieri di partiti opposti, fino a mettere insieme tutta la giunta comunale di Pesaro.

STATO VEGETATIVO. Tutto è cominciato il 29 luglio del 2012, quando in seguito ad un aneurisma cerebrale Andrea, 36 anni, entrò in coma e poi in stato vegetativo persistente. La moglie Anna, che allora aveva 34 anni, si rese subito conto di non essere in grado di prendersi cura da sola del marito e dei due figli piccoli, Alessia e Alex. Alla difficoltà della situazione si aggiunse l’isolamento che questi eventi spesso provocano. Non passò molto tempo, però, che Anna (a destra nella foto) ricevette un messaggio inaspettato. Il mittente era Angela (a sinistra nella foto), infermiera di 32 anni e mamma di due compagni di asilo del figlio Alex, che le assicurava la sua disponibilità per qualsiasi necessità.

UN ANGELO. «Ci eravamo incontrate a qualche festa dell’asilo e quando seppi che Andrea era entrato in coma, le offrii la mia compagnia. Lei accettò immediatamente», spiega Angela a tempi.it. Col passare del tempo, i figli delle due donne si incontrarono sempre più spesso, finché Angela diventò una habitué di casa D’Amico. O meglio «un angelo», come la definisce Anna che, mentre gli amici scomparivano, si ritrovò di fianco una semi sconosciuta. Eppure, prosegue Angela, «veniamo da due mondi diversissimi: mentre io sono stata spinta dalla fede, Anna ha un background completamente diverso». Andrea dovette presto essere trasferito a Bologna, nella Casa dei risvegli dell’associazione Gli amici di Luca per la fase acuta di riabilitazione. Nei nove mesi successivi le due amiche andranno più volte a Bologna insieme: «L’esperienza alla Casa dei Risvegli ci ha insegnato tantissimo, ci consideriamo un po’ i loro figli. Da qui il nome della onlus che abbiamo fondato: Gli amici di Andrea».

GLI AMICI DI ANDREA. Presto nacque in Anna il desiderio di riportare il marito a casa, perché non fosse costretto a vivere in ospedale, lontano dalla sua città e dai suoi figli. Questo sogno si è realizzato nel novembre del 2013, grazie all’aiuto della neonata onlus Gli amici di Andrea. «Provengo dall’esperienza degli Scout – continua Angela – dove ho imparato che la fede è operativa. Data la necessità di dare ad Anna e Andrea un sostegno sia economico sia di volontariato, chiesi aiuto ai miei amici e alle parrocchie». Il circolo di bene fu tale che la rete si allargò velocemente. La voce si era sparsa anche grazie al passaparola dei volontari, che raccontavano la loro esperienza vicino alla famiglia D’Amico come un punto ormai fondamentale per la propria vita.

SOGNO REALIZZATO. «Molti di loro dicono di non poter stare lontani da Andrea a lungo, sperimentando un bene ricevuto, prima ancora che dato. Ora nell’associazione siamo 15 soci e circa 30/40 volontari». E non aiutano solo la famiglia di Andrea: «Fra gli altri aiutiamo anche un bambino appartenente a una famiglia del gruppo Fraternità di san Francesco, di cui una ventina di famiglie si è legata alla nostra associazione per gestire il volontariato a domicilio». In soli due anni l’associazione si è sviluppata, fino a far apparire possibilità quello che sin dall’inizio Anna e Angela si confessavano quasi come un sogno: «Creare una struttura come quella bolognese, ma per la presa in carico nella fase post-acuta della riabilitazione permanente».

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]L’OBIETTIVO COMUNE. Angela lo ha raccontato recentemente durante una testimonianza, in cui è stata chiamata a parlare insieme al marito del valore della famiglia e durante la quale non ha potuto non citare l’esperienza di solidarietà che vive da tre anni. In platea erano presenti sia Dario Andreolli, consigliere Ncd del comune di Pesaro, sia Luca Bartolucci, consigliere del Pd. «Finito l’incontro dissi a Bartolucci: “Dobbiamo fare qualcosa insieme”», racconta Andreolli a tempi.it. Infatti, la sola struttura accessibile nelle alte Marche dista oltre 50 chilometri da Pesaro e oltretutto è ospedalizzata. «Mentre in base all’Accordo stato-regioni del 5 maggio 2011– continua – esistono delle linee guida che dovrebbero garantire un’adeguata assistenza alle persone in questo stato e in quello di minima coscienza, in cui si parla di nuclei dedicati per la socializzazione di pazienti e famiglie. Ma nelle Marche l’accordo è rimasto sulla carta».

«IL COMPITO DELLA POLITICA». Quando Andreolli e Bartolucci hanno presentato la mozione, tutto il Consiglio comunale l’ha sottoscritta e il sindaco Matteo Ricci si è impegnato a portate la richiesta in Regione, spiegando di aver già individuato alcuni siti possibili dove ubicare la struttura. Non solo, perché il presidente della commissione Sanità, Andrea Nobili, ha deciso di apporre un emendamento migliorativo: «Siccome per la costruzione di un centro ci vorrà tempo, con l’emendamento il comune si è impegnato a una maggiore collaborazione con le strutture sanitarie della provincia e ad incrementare gli aiuti di assistenza sanitaria domiciliare». Gli amici di Andrea sta già elaborando una mappatura delle famiglie del territorio bisognose di assistenza. Anche se per ora, spiega Angela, ne ha incontrate «circa 15, credo che arriveremo intorno alla trentina». Per Andreolli è questo che «deve fare la politica: sostenere le iniziative che nascono dal basso della solidarietà cittadina».

«PREGA ANCHE PER ME». Dopo tre anni di lotta e momenti più o meno difficili, ciò che è accaduto per le due amiche «è semplicemente incredibile. Sebbene io abbia fede e Anna un carattere forte, con le nostre forze non saremmo mai arrivate fin qui». Chi le ha guidate per Angela è chiaro: «Di fronte agli ostacoli pensavo che fosse impossibile che il Signore ci abbandonasse. E in effetti ha sempre riaperto degli spiragli per permetterci di continuare. Tanto che persino Anna ogni tanto si rivolge all’amica così: “Angela, quando preghi, recitane qualcuna anche per me”».

@frigeriobenedet

[pubblicita_articolo_piede]

Articoli correlati

2 commenti

  1. Fabio

    Io ed altre persone sperimentiamo da tempo come la fraternità, la compagnia e la solidarietà che nascono attorno a queste situazioni rappresentino delle cellule di società presente e futura, di umanità nuova , dove se il punto di partenza è la sofferenza e il dolore, da questo seme nascono intorno foglie e fiori, una realtà che altrove è sempre più difficile trovare.
    Una persona che conosco che da una anno ha la moglie in stato vegetativo e quindi è entrato a far parte di una di queste realtà diceva che una compagnia così al di fuori non la si trova da nessuna parte. Questo conferma che Cristo opera nella realtà, non c ‘è bisogno di etichette, Lui ha messo un seme nella storia e dalla croce nascono i fiori, ovunque nella realtà dove questo accade lo fa accadere Lui oggettivamente . Bisogna riconoscerlo nella realtà.
    Questi nuclei di società nuova , o antica, umana, fraterna mi ricordano i monaci che nel Medioevo hanno costruito nuclei di società che poi hanno civilizzato l’ Europa.
    Con la sola differenza che i monaci lavoravano in un contesto di tranquillità politica (il Cristianesimo era politicamente garantito in quei secoli), mentre oggi per ogni nucleo di umanità nuova che nasce occorre trovare e convincere i politici a difenderlo, aiutarlo e sostenerlo senza cedere alla tentazione di dire : sono risorse sprecate.

    1. SUSANNA ROLLI

      Grazie, Fabio, concordo. La cultura dello scarto tende ad eliminare i più deboli, gli inefficienti, i piccoli ammalati nel seno materno eliminati -come pure i piccoli down. Meglio sarebbe chiamarla la cultura della morte. Santa Madre Teresa parlava degli occidentali come di persone morte che camminano…C’aveva ragione! Brave, Anna ed Angela, l’unione fa la forza; e cinque pani e due pesci sfamarono più di cinquemila persone…

I commenti sono chiusi.