Giustizia, scuola popolare (non dei Popolari) e l’Authority di Visco

Di Robespierre
24 Novembre 1999
Giusto processo e procure

Mercoledì 10 novembre, con 522 sì (ben più, quindi, dei 409 deputati richiesti per la maggioranza dei due terzi) e 6 no, è stata approvata la nuova formulazione dell’articolo 111 della Costituzione che introduce i principi del “giusto processo”. La nuova norma costituzionale (che entrerà in vigore dopo 15 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale prevista tra una trentina di giorni dopo la controfirma del presidente della Repubblica) prevede che l’accusato abbia, davanti al giudice, la facoltà di interrogare o fare interrogare dal suo avvocato chi ha reso dichiarazioni nei suoi confronti; la colpevolezza dell’imputato non può esser provata sulla base di dichiarazioni rese da chi si è sempre volontariamente sottratto all’interrogatorio dell’imputato o del suo difensore; sono previste tre eccezioni in cui la formazione della prova non ha luogo in contraddittorio, ovvero in caso di consenso dell’imputato, accertata im-possibilità di natura oggettiva ed effetto di provata condotta illecita; deve essere assicurata un’informazione riservata e nel più breve tempo possibile della persona accusata sulla natura e i motivi dell’accusa; devono essere assicurati il tempo e le condizioni per preparare la difesa; l’accusato deve ottenere la convocazione e l’interrogatorio di teste a suo discapito nelle stesse condizioni dell’accusa e l’acquisizione di ogni altro mezzo di prova a suo favore; una legge ordinaria regolerà l’applicazione di questi principi ai processi in corso alla data dell’entrata in vigore; chi non parla e non comprende bene l’italiano avrà diritto all’interprete.

Gli unici a dissentire dall’introduzione di questi sacrosanti principi sono stati alcuni deputati Democratici e alcuni magistrati. Il procuratore capo di Milano Gerardo D’Ambro-sio, dopo aver espresso molti dubbi sulla nuova norma, ha dichiarato: “È la fine di Mani Pulite. Che volete… il clima è davvero cambiato. Comunque io tra un paio d’anni andrò in pensione. Ora il problema è vostro”. Il problema della giustizia è quello della riuscita di Mani pulite. Dichiarazione che fa, singolarmente il paio con quella, ben più sinistra e agghiacciante, rilasciata dal Procuratore generale di Milano F.S. Borrelli alla notizia delle gravissime condizioni di Bettino Craxi: “La sua morte sarebbe negativa per Mani pulite. Mi rendo conto che se Craxi morisse nascerebbero polemiche interminabili, sarebbe un fatto conteggiato nel passivo di Mani pulite”. Già un vero danno: roba da prevedere un’inchiesta per intralcio alle indagini.

Il popolo e i Popolari Martedì scorso (2 novembre) all’indomani della manifestazione di piazza San Pietro, il segretario del Ppi Pierluigi Castagnetti aveva dichiarato la sua insoddisfazione per la legge sulla parità scolastica in via di approvazione annunciando un emendamento per chiedere che sia lo Stato a pagare gli stipendi dei professori delle scuole non statali. Mercoledì scorso (10 novembre) Castagnetti dichiarava, invece, che “la maggioranza sosterrà compatta la legge senza modifiche”.

Stretto tra l’improvvisa consapevolezza che il suo partitino non può più millantare il ruolo di portavoce dei cattolici italiani (con relativo bacino di voti) e il diuturno sforzo per mantenere contatto con le poltrone del potere, Castagnetti è in piena crisi d’identità. Un giorno cerca di riconquistare qualche punto al cospetto dei vescovi con una proposta indecente dimostrando di non aver capito nulla di quanto avvenuto il 30 ottobre a Roma: non qualche sovvenzione, per quanto generosa, paracadutata dall’alto (e che avrebbe come prima conseguenza la perdita da parte delle scuole libere del diritto di nominare i docenti: chi paga la musica, come si dice, sceglie i musicisti, con tanti saluti alla qualità e alla libertà di educazione), si chiede, ma la libertà di scegliere dove e da chi far educare i propri figli; il giorno dopo, tirato per le orecchie dal gran capo del governo, rientra buono, buono nei ranghi ad occupare la sua seggiolina.

Buoni scuola, studenti e il tenero Mino Venerdì 12 novembre il Consiglio dei ministri ha rinviato per illegittimità costituzionale la legge della Regione Lombardia sui “buoni scuola”. Come ha spiegato il ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, la legge lombarda non riguarderebbe il diritto allo studio, bensì invaderebbe le competenze dello Stato in materia di legislazione scolastica e realizzerebbe una discriminazione tra le famiglie.

Innanzitutto stupisce la valutazione secondo cui si attuerebbe una discriminazione a favore delle famiglie con figli alle scuole non statali, cioè le vere discriminate dall’attuale situazione che le vede pagare due volte (una allo Stato e una con le rette alla scuola scelta) per avere un servizio. Se poi è sempre più stupefacente l’atteggiamento dei centristi e dei rottami catto-comunisti al governo, particolarmente strabiliante è la dichiarazione di Mino Marti-nazzoli in un’intervista rilasciata a Repubblica domenica 14 nella quale definisce “giusta la bocciatura a Formigoni e ineccepibile dal punto di vista giuridico”: calato nella parte del candidato presidente della Lombardia per il centrosinistra e nelle angustie di una campagna elettorale tutta in salita, il vecchio Mino Grisantemo non si è neanche reso conto che lo stesso Ppi, suo partito di appartenenza (contraddicendo a sua volta la “linea” nazionale), in Regione aveva votato a favore della legge sui “buoni scuola”.

Infine sono stupefacenti i giovani studenti del movimento (ai quali ci rivolgiamo diffusamente nelle pagine interne) scesi in piazza in tutta Italia. A parte gli studenti lombardi che manifestavano contro una legge regionale già bloccata a livello nazionale (soddisfazione anticipata delle richieste dei manifestanti?), non ricordiamo un altro caso di manifestazione studentesca organizzata per chiedere “una approvazione rapida e senza modifiche della legge”: una protesta per dire che va tutto bene così com’è. Poi dice che uno teme che questi simpatici giovanotti del movimento virtuale (Studenti. net?) finiscano per arruolarsi nelle truppe cammellate di Berlinguer…

All rights reserved to Visco In settimana il governo ha annunciato che l’Authority per il volontariato avrà sede a Roma e non a Milano, la cui candidatura era stata lanciata dal sindaco Gabriele Albertini e sostenuta, da sinistra a destra, da tutte le forze politiche in virtù del fatto che in Lombardia hanno sede circa un quarto delle associazioni di volontariato italiane e Milano, con 412 associazioni, 105 cooperative, 75 fondazioni e 25mila addetti è l’indiscussa capitale del Terzo settore.

Colpisce soprattutto la notizia secondo cui sarebbe stato il ministro delle Finanze Vincenzo Visco ad impuntarsi perché l’Authority del volontariato avesse sede a Roma: non si fiderebbe temendo che dietro a molte iniziative non-profit si nascona solo il tentativo di evadere le tasse con i relativi sgravi concessi alle iniziative senza scopo di lucro. Luminoso esempio della concezione di Stato che guida questo governo: sotto il regio cielo d’Italia non si muova foglia senza il preventivo controllo (e balzello) statale; e se per caso qualcosa si muove, sia immediatamente ricondotto sotto il supremo controllo governativo e vi sia apposto apposito relativo timbro d’autorizzazione. Tutti i diritti sono riservati…

Annuale raccolta del Banco Alimentare Sabato 27 novembre il Banco Alimentare promuove l’annuale Giornata Nazionale della Colletta Alimentare che lo scorso anno ha raccolto 3.100 tonnellate di prodotti alimentari con il contributo di 100mila volontari e 4 milioni di persone che hanno fatto la spesa. Secondo modalità collaudate, la colletta si svolgerà all’ingresso degli oltre 2.200 supermercati in tutta Italia che hanno aderito (tra cui Esselunga, Coop, Standa, Rinascente, Giesse, Conad, Pam, Unes, Il Gigante) dove i volontari distribuiranno un sacchetto (e un volantino dove sono indicati i generi alimentari di maggiore necessità) per i prodotti che all’uscita verranno raccolti e successivamente ridistribuiti tra le associazioni assistenziali convenzionate. L’iniziativa ha ricevuto l’Alto Patronato della Presidenza della Repub-blica.

Partecipiamo in massa: per ogni container perso per colpa della burocrazia statale ne serve uno in più che arrivi a destinazione grazie all’iniziativa dei privati e della società reale.

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