Giappone, Naoto Kan: sempre più voci politiche vogliono le sue dimissioni

Di Rodolfo Casadei
31 Maggio 2011
Il gradimento del premier giapponese dopo il terremoto, lo tsunami e la crisi atomica è ai minimi storici. Un sondaggio dice che i cittadini non vogliono subito le sue dimissioni ma membri del suo stesso partito parlano chiaro: «Lei, primo ministro Kan, non ha né la passsione, né la determinazione, né la capacità per guidare la nazione»

Il tasso di gradimento del suo governo è sceso al 28 per cento, la sua gestione del dopo-tsunami e del disastro dell’impianto nucleare di Fukushima Daiichi è sotto accusa, i principali giornali lo attaccano, i partiti di opposizione e molti dissidenti del gruppo parlamentare del suo stesso partito preparano una mozione di sfiducia contro il suo governo. Eppure nei sondaggi solo una minoranza di elettori chiede le sue dimissioni immediate: la vicenda politica diNaoto Kan, esponente di spicco del Partito democratico e primo ministro del governo giapponese, è molto istruttiva delle sfumature dello spirito nazionale nipponico.



In un recentesondaggio telefonico dell’istituto Nikkei la grande maggioranza degli interpellati ha espresso la sua insoddisfazione per la gestione delle crisi attuali da parte dell’esecutivo guidato da Kan, ma solo il 21 per cento di loro esige le dimissioni immediate del capo del governo. La maggioranza relativa (49 per cento) auspica l’uscita di scena dell’attuale amministrazione solo dopo che avrà dato il calcio d’avvio alla ricostruzione della regione devastata dallo tsunami e messo completamente in sicurezza la centrale nucleare gravemente danneggiata.



La notizia del sondaggio è arrivata proprio mentre l’opposizione guidata dal Partito liberaldemocratico (al governo per 44 anni prima di andare all’opposizione nel 2009) si appresta a presentare la sua mozione di sfiducia nella Camera bassa del Parlamento, ma prima cerca di garantirsi l’appoggio di deputati del Partito democratico insoddisfatti, senza i quali non può sperare di far dimettereNaoto Kan. Per riuscire nell’intento ha bisogno di almeno 70 diserzioni nella maggioranza di governo. Una è certo di trovarla nel voto di Ichiro Ozawa, l’ex presidente del Partito democratico attualmente sospeso dalla sua carica per il suo asserito coinvolgimento in una vicenda di finanziamento illegale al partito. Costui ha dichiarato alla stampa internazionale che Kan dovrebbe essere immediatamente sostituito alla testa del governo.



I risultati dei sondaggi sembrano evocare una generale frustrazione del pubblico nei confronti del mondo politico e un certo disgusto per le strumentalizzazioni della calamità dell’11 marzo. Secondo il vice primo ministro Yoshito Sengoku la politicizzazione del dibattito sulle responsabilità nella controversa gestione del post-tragedia è «discutibile agli occhi delle vittime del disastro», anche perché «un cambiamento di amministrazione probabilmente non cambierà la gestione governativa della crisi nucleare». Kan per parte sua cerca di riconquistare la fiducia dei giapponesi evocando interventi che andrebbero molto al di là della ricostruzione di quello che terremoto e tsunami hanno distrutto. Propone diaffrontare problemi strutturali, estendere la liberalizzazione commerciale e riformare l’agricoltura. Per quanto riguarda le aree devastate, propone di utilizzare parte dei materiali di risulta del disastro per avviare centrali di energia da biomasse che poi verrebbero alimentate coi residui della lavorazione del legname delle foreste, mentre impianti di energia solare ed eolica dovrebbero essere realizzati lungo la costa. Più in generale, il Giappone dovrebbe imparare a risparmiare energia.



Le speranze di Kan devono fare i conti con le dure critiche degli oppositori politici e della grande stampa circa la gestione della crisi nucleare e la lentezza delle attività preparatorie per la ricostruzione delle regioni devastate. Sullo Yomiuri Shimbun, il più diffuso quotidiano giapponese, il compagno di partito del primo ministro e presidente della Camera alta Takeo Nishioka ha chiesto senza mezzi termini le dimissioni di Kan: «Lei, primo ministro Kan, non ha né la passsione, né la determinazione, né la capacità per guidare la nazione. Credo che sia più pericoloso mantenere lo status quo che cambiare il nostro cavallo in una corrente impetuosa». L’eventuale voto di sfiducia e dimissioni di Kan non avrebbero come risultato automatico lo scioglimento delle Camere e l’indizione di nuove elezioni. Un altro primo ministro potrebbe essere incaricato al suo posto. Eventualità più probabile di quella delle elezioni, che non potrebbero svolgersi nelle

 

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