Si può non condividere la battaglia politica di Oscar Giannino. Ad esempio, chi scrive crede che Giannino abbia sbagliato a provare la corsa solitaria col suo movimento Fare per fermare il declino. In politica non basta avere buone idee (Giannino, come sa chi lo leggeva sul nostro settimanale, ne ha di ottime), serve anche sapersi “mettere insieme” ad altri. Giannino ha fatto una scelta diversa, ha provato l’impresa e oggi è candidato premier in Italia. Non sappiamo dire a quanto stia nei sondaggi, se ce la farà, se sarà determinante nel sottrarre consensi al centrodestra. Di certo non condividiamo il suo progetto politico, che manca di realismo e pecca di snobismo (accusa che, tra l’altro, pensiamo si debba maggiormente muovere, più che a lui, a certi suoi compagni di viaggio che oggi lo abbandonano).
Detto questo, riteniamo squallide le accuse che oggi gli vengono mosse sui giornali. La vicenda è nota e riguarda un master a Chicago di cui Giannino si sarebbe vantato e che invece non ha mai conseguito. A parte la pochezza della vicenda, ciò che risulta terribilmente fastidioso sono i titoli che questa mattina il Giornale e Libero dedicano a Giannino (di Libero, Giannino è stato pure vicedirettore). Il primo titola “L’Oscar delle balle”, il secondo “Il declino di Giannino”.
In entrambi i casi si tratta (addirittura!) del titolo di apertura di prima pagina. Il Giornale arriva persino a pubblicare intercettazioni su un caso in cui Giannino è stato riconosciuto del tutto estraneo. Conversazioni private, decontestualizzate e, ripetiamo, del tutto prive di qualsiasi risvolto penale.
Quindi si può non condividere la battaglia politica di Giannino. Ma non si può far finta di non vedere che, anche questo, è fango nel ventilatore. Se vale per Berlusconi, vale anche per Giannino.