Geninazzi (Avvenire): «L’Italia è in guerra e l’obiettivo ufficioso è buttare giù Gheddafi» – Rassegna stampa/2

Di Redazione
21 Marzo 2011
Luigi Geninazzi legge per Tempi la situazione libica: «Si fa ma non si può dire: noi proteggiamo i civili libici ma dobbiamo detronizzare Gheddafi, cosa che dubito avverrà. Il rais è più pericoloso di Milosevic e potrebbe attaccarci. Se la Libia si divide in due, non ci guadagnerà nessuno»

Luigi Geninazzi (Avvenire) spiega a Tempi gli scenari che si prospettano in Libia, non solo per l’Italia: «L’obiettivo ufficiale è proteggere i civili, quello ufficioso far cadere Gheddafi. E’ molto difficile che succeda. L’Italia è in guerra ma questa volta la cosa positiva è che c’è il cappello dell’Onu all’intervento. La Libia si può dividere in due e l’Italia ci rimetterebbe perché Gheddafi può anche soffiare sul fuoco del terrorismo internazionale».

Napolitano dice che l’Italia non è in guerra perché le operazioni militari in Libia hanno l’appoggio dell’Onu ma ieri sei Tornado italiani hanno bombardato i radar di Gheddafi.

Questa è una guerra, inutile usare altre parole. Di positivo c’è che rispetto ai conflitti precedenti, penso al Kosovo nel ’99, ha un marchio di autorevolezza dell’Onu. La risoluzione 1973 ha autorizzato l’uso della forza. Questo non toglie dubbi, rischi e incognite.

Quali sono i dubbi e i rischi?

Intanto siamo stati troppo passivi per un mese. La diplomazia occidentale si è basata su Al Jazeera ballando pericolosamente da una posizione all’altra. Inoltre, come in tutte le guerre, c’è il rischio di fare vittime civili, c’è il problema umanitario ma soprattutto quello politico. E’ molto difficile colpire e far cadere Gheddafi.

Qual è l’obiettivo della missione internazionale Odyssey Dawn?

Non è ben chiaro: ufficialmente è impedire che Muammar Gheddafi faccia strage di civili. Il rais dice che sono tutti terroristi e anche se non penso che le vittime dei ribelli siano 8 mila come hanno detto loro, anche se fossero qualche centinaia sono tantissimi. Ufficiosamente l’obiettivo però è un altro: detronizzare Gheddafi. Diciamo che si fa ma non si dice.

E’ possibile che l’obiettivo ufficioso venga raggiunto?

Prendiamo Milosevic, si accaniva contro i kosovari e quindi ha subito raid aerei per oltre due mesi. Ma poi è rimasto al potere cedendo il Kosovo ed è caduto solo un anno e mezzo dopo per problemi interni. Questa situazione è simile: la Libia potrebbe dividersi in due ma Gheddafi resterebbe al potere.

Cosa rischia l’Italia?

Moltissimo, innanzitutto dal punto di vista delle risorse libiche a cui accedevamo prima e che ora temo non potrà più essere così. Poi Gheddafi mi sembra più pericoloso di Milosevic, che non ci avrebbe mai colpito. Il rais invece potrebbe farlo, ne ha i mezzi. In più, può soffiare sul fuoco del terrorismo internazionale. Che Gheddafi se ne vada mi sembra davvero difficile, ha molti bunker in cui nascondersi e da cui comandare. Le guerre non finiscono mai nel modo in cui si pensa quando iniziano.

La coalizione internazionale sembra anche divisa al suo interno, non è chiaro chi voglia l’intervento e chi no.

Non siamo compatti. L’America dice di voler tenere il comando solo per pochi giorni: perché? Si illudono che finisca in così poco tempo? La Lega Araba cerca di fare un passo indietro. Francia e Regno Unito sono decisi e l’Italia partecipa ma è in seconda fila: in questo modo subiremo tutti gli svantaggi della guerra e non godremo dei vantaggi dei vincitori.

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