Università. Gelmini: «Ampliamo i margini dell’autonomia responsabile»

Di Mariastella Gelmini
18 Luglio 2013
I risultati della Valutazione della Qualità della Ricerca mostrano chi ha usato l’autonomia per migliorare e chi no. Aumentiamo subito, già dal 2014, la quota di fondi statali che vengono attribuiti sulla base della Vqr

Caro Direttore,

la Valutazione della qualità della ricerca 2004-2010 rappresenta un’occasione imperdibile per spingere il sistema universitario verso una maggiore responsabilizzazione unita ad una maggiore autonomia. Questi erano gli obiettivi che mi sono posta varando nel 2011 l’esercizio, che l’Anvur, ne rendo atto, ha concluso con grande efficienza e anzi un po’ di anticipo rispetto ai tempi previsti. Adesso tocca alle università e agli enti di ricerca interrogarsi sui punti di forza e di debolezza di ciascuna struttura e mettere a fuoco una strategia per il futuro, nella consapevolezza che, mi pare ormai ovvio, la politica non intende tornare indietro rispetto alla distribuzione dei fondi sulla base dei risultati.

La costituzione dell’Anvur e il varo della Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) sono andate di pari passo con l’elaborazione della legge di riforma universitaria, la 240 del 2010. A quella legge è stato spesso rimproverato un atteggiamento dirigista e centralista, al quale venivano contrapposte le virtù di un sistema di valutazione ex post dei risultati. In realtà i risultati della Vqr dimostrano sia quanto fossero concreti i problemi del sistema universitario e degli Enti pubblici di ricerca, sia quali possono essere oggi le soluzioni migliori per superarlo. È un fatto che nel 2010 non disponevamo né dell’Anvur né dei risultati resi noti ieri ed era diffusa la percezione, oggi confermata dai dati, che ci fossero grandi differenze qualitative tra ateneo e ateneo, tra ente ed ente, o anche tra diverse strutture all’interno della stessa istituzione. Allora un “liberi tutti” avrebbe significato l’implosione del sistema. Oggi, poiché la Vqr ha valutato a parte la qualità del reclutamento effettuato tra il 2004 e il 2010, possiamo invece spingerci avanti con maggiore decisione sulla strada dell’autonomia responsabile. I risultati sono interessanti e distinguono in modo chiaro tra chi ha usato l’autonomia per migliorare e chi no, ricordiamoci che in quegli anni, con il vecchio sistema concorsuale, le sedi erano arbitro quasi assoluto delle proprie scelte. Ebbene, partiamo da questi dati per semplificare il sistema del reclutamento valorizzando in primo luogo chi ha assunto e promosso responsabilmente in passato.

La Riforma dell’università contiene norme molto esplicite proprio sulla valutazione ex post e del reclutamento degli atenei. Ebbene, aumentiamo subito, già dal 2014, la quota di fondi statali che vengono attribuiti sulla base della Vqr, come ho proposto in un emendamento al decreto del fare. Facciamo lo stesso con gli enti di ricerca, anche a fronte della performance negativa del CNR, che non mi ha colto di sorpresa anche se certo non mi ha fatto piacere.

Le dispute teoriche sull’autonomia servono a poco. Oggi serve soprattutto difendere la sostenibilità economica del sistema universitario e della ricerca, messo in crisi soprattutto dai tagli dell’anno scorso, e serve ampliare dove possibili i margini di autonomia responsabile. Quattro ministri di diverso orientamento politico hanno messo in piedi l’Anvur e avviato e concluso la Vqr, dimostrando che se si mettono da parte le polemiche spicciole si può convergere su obiettivi di sistema condivisi. Oggi è il momento di sfruttare questa condivisione e di fare nuovi passi in avanti.

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