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«È un cessate il fuoco, un’intesa che prelude a una tregua. Non è la pace», l’ufficiale dell’intelligence che fa parte del team che ha guidato la lunga ed estenuante trattativa a Doha non può dire il suo nome. A Tempi dice però quello che pensa e raffredda ogni entusiasmo: «Dobbiamo portare a casa gli ostaggi, e non è la prima volta che trattiamo con i terroristi».
La prima trattativa con Hamas – la tregua durata solo tre giorni a novembre del 2023 – aveva portato al rilascio di metà dei 240 prigionieri nelle grinfie dell’organizzazione terrorista. Poi la guerra era ripresa e in un anno sono cambiate molte cose. Ora la nuova intesa si apre su uno scenario ben diverso. Lo scenario è quello di una Gaza distrutta, di decine di migliaia di civili morti, centinaia di migliaia senza casa, di non si sa quanti ostaggi ancora nelle mani dei Hamas, la cui leadership è stata decapitata ma il cui potere di azione militare, benché limitato, resta ancora un pericolo.
Uno scenario che vede Is...
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