Gabriele e Cristina erano sulla Costa Concordia. Ma in studio c’erano due figuranti

Di Chiara Sirianni
18 Febbraio 2012
Gli sposini Gabriele e Cristina erano in crociera sulla nave. Lei, in seguito al naufragio, ha perso il bambino. Il loro avvocato gira gli studi chiedendo un risarcimento di 14.000 euro. Ma Striscia la Notizia scopre che le persone intervistate nei vari format non sono mai salite sull'imbarcazione. Si tratta di attori, assoldati per recitare una storia vera e commovente.

Ennesimo tragicomico episodio legato all’uso dei figuranti in televisione, anche quando la delicatezza del tema richiederebbe forse un minimo di sensibilità in più. Nell’epoca della spettacolarizzazione del dolore, e delle espressioni corrucciate delle conduttrici mentre a casa ci si commuove per l’ennesima storia difficile (vera o inventata che sia) capita anche che Rai e Mediaset mandino in onda due figuranti a interpretare “Gabriele e Cristina”, sposini in crociera sulla Costa Concordia: lei, in seguito al naufragio, ha perso il bambino. E il loro avvocato, Giacinto Canzona, gira gli studi a indignarsi contro un risarcimento che ammonterebbe a soli 14.000 euro. Striscia la Notizia ha sbugiardato il tutto, scoprendo che le persone intervistate nei vari format non sono mai salite su una nave della Costa. Tutto inizia con un servizio di Domenica In, in 5 febbraio, che Striscia riprende la sera.

La redazione viene sommersa di email: i telespettatori avvisano che la ragazza (le cui fotografie troneggiavano nello schermo in studio, assieme al presunto marito) non era la vera protagonista dell’accaduto. Il Tg satirico chiede alla conduttrice, Lorella Cuccarini, di indagare. Lei risponde in diretta, la puntata successiva: «Voglio fare una comunicazione importante: nel corso di una telefonata che abbiamo fatto in diretta con una passeggera della nave, è stata mandata un onda una foto che non corrispondeva alla persona in questione. Ce l’ha mandata l’avvocato, è stato un errore materiale». Peccato che l’avvocato fosse in studio, a infervorarsi per «il dolore più grande che una donna possa provare», raccogliendo un applauso a scena aperta. Perché non ha avvisato che la ragazza nella foto non era la sua cliente?

Striscia suggerisce una risposta, segnalando che i due sposini in foto sono molto somiglianti a due ragazzi comparsi a Verdetto Finale, su RaiUno, in tutt’altre vesti. Saranno loro? Non saranno loro? Di certo il caso della sfortunata passeggera è diventato non solo pubblico, ma ambitissimo: tutti vogliono Cristina in studio. Due giorni dopo la puntata di Domenica In, Cristina è in collegamento telefonico anche a Pomeriggio 5, davanti a un’addoloratissima Barbara D’Urso. Ha un chiaro dialetto laziale, proprio come nella telefonata di Domenica In, e dice esattamente le stesse frasi. La trasmissione ideata da Antonio Ricci, però, torna alla carica. E spunta un’altra stranezza. 

Si tratta di Domenica Cinque, condotta da Federica Panicucci in onda la domenica ma registrata il venerdì. Casualmente, la sera di quel giorno Striscia sbugiarda la “foto sbagliata” mandata in onda a Domenica In. Striscia trova le registrazioni: anche se nella puntata andata in onda non compare, per ovvi motivi, la Panicucci intervista la presunta Cristina addirittura in studio. Anche stavolta è presente l’avvocato, anche stavolta nessuna reazione davanti a quella che è una ragazza molto giovane, che – con chiaro accento milanese – illustra la sua tragica storia. Il suo volto non ricorda nemmeno alla lontana quello trasmesso da Domenica In. Infatti si chiama Margherita Ballarotta, è una ragazza immagine di Cassago. 

Il giorno dopo la ragazza ha raccontato di aver fatto un servizio fotografico per il settimanale Chi. Negli studi televisvi ha anche firmato una liberatoria, a firma di Cristina Mazzetti. Ha detto di essere stata contattata dall’avvocato, che poi l’ha pagata, perché «la vera Cristina non se la sentiva». Ma la spiegazione non convince del tutto: i nomi (quelli veri) fatti dall’avvocato, non compaiano nemmeno nella lista dei passeggeri della Concordia. 

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