“Un «piano Marshall» per sostenere i Paesi arabi che si ribellano alla tirannia. Definizione pomposa per un frastagliato progetto di aiuti – 15 miliardi di dollari, tra incentivi e riduzioni del debito – per ora limitato a Tunisia ed Egitto, le nazioni dove la «primavera araba» è sbocciata per prima e ha avuto un impatto maggiore” (Corriere, p. 5).
Questo è uno dei temi discusso ieri a cena dai membri del G8, che si tiene in Francia a Deauville. Dovrebbero essere assegnati circa 15 miliardi di dollari a Egitto e Tunisia tra finanziamenti e riduzioni del debito per aiutare la rinascita di quelle economie, fino a poco tempo fa sotto la dittatura di Mubarak e Ben Ali. E’ invece di 35 miliardi di dollari la somma che il Fondo monetario internazionale potrebbe prestare ai paesi arabi che si ribelleranno ai regimi.
Barack Obama ha avuto un lungo bilaterale con il presidente russo Dmitri Medvedev. “In un briefing alla stampa i consiglieri di Obama, Ben Rhodes e Mike McFaul (…) hanno affermato che sulla questione libica il presidente americano ha trovato un Medvedev molto più comprensivo delle ragioni dell’intervento occidentale di quanto non avesse immaginato, alla luce di dichiarazioni precedenti. Al punto che Obama ha promesso di consultare con più continuità Mosca sulla questione libica e ha chiesto a Medvedev di contribuire a un superamento dell’attuale situazione di impasse (leggi: spingere Gheddafi verso l’uscita). Un’apertura sorprendente, vista l’irritazione russa per l’attacco Nato. Ma anche un’ammissione di difficoltà e un’apertura a un maggior ruolo di Mosca” (Corriere, p. 5).