
Frattini: «Gheddafi è in fuga per la disgregazione politica del regime»
Il colonnello Muammar Gheddafi sarebbe in fuga da Tripoli, ma non dalla Libia. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Franco Frattini, secondo cui «la pressione internazionale ha verosimilmente provocato la decisione da parte di Gheddafi di mettersi al riparo in un luogo più sicuro».
Quanto alla possibilità che il rais si nasconda ad Ash Shura, un’area desertica nella Libia centromeridionale, come affermato dai ribelli, Frattini dice che «non lo sappiamo» ma è certo che la fuga sia conseguenza della «disgregazione politica all’interno del regime, che è quello che noi auspicavamo». A Tripoli infatti vi sarebbero «possibili interlocutori moderati» per l’istituzione di un governo di unità nazionale con il Consiglio transitorio di Bengasi.
Frattini crede che in Libia si possa «arrivare in tempi ragionevoli ad avere un governo provvisorio» rilevando che «il momento chiave è l’incriminazione di Gheddafi alla Corte penale internazionale» e definisce l’invio di barconi carichi di migranti partiti da Tripoli verso l’Europa «uno strumento criminale che viene usato dal regime di Gheddafi» per esercitare pressioni. Frattini chiederà quindi che questi «crimini vengano considerati nel dossier» che la Corte penale internazionale sta preparando sul rais libico.
Il ministro ha tenuto a precisare, come già fatto dal ministro della Difesa Ignazio La Russa, che uccidere Gheddafi «non è possibile» poiché non previsto dalla «risoluzione 1973 delle Nazioni Unite» che «non mira a singole persone».
Sull’imminente visita del ministro degli Esteri dell’Egitto a Roma per un vertice sulla riforma del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il ministro ha risposto che quello con il ministro egiziano sarà «un incontro bilaterale importante: sarà il suo primo viaggio all’estero. L’Egitto ha un enorme confine con la Libia e anche per questa ragione è rimasto molto cauto sulla crisi libica».
Intanto, almeno 16 civili sarebbero rimasti uccisi e altri 40 feriti a causa di un raid aereo della Nato a Brega, in Cirenaica, vicino alla linea del fronte: lo ha denunciato l’emittente televisiva di regime Al-Jamahiriya, secondo cui sarebbe stata bombardata una foresteria. La tv libica ha mostrato le immagini di nove cadaveri avvolti in teli e coperte, attraverso cui s’intravvedevano numerose ferite.
In risposta, il portavoce militare della Nato, il tenente colonnello Mike Bracken, ha detto di non sapere «nulla di attacchi su Brega». «Ci risulta – aggiunge – che sia stato compiuto invece un raid due notti fa a Tripoli, con il quale è stato distrutto un bunker C2, ovvero di comando e controllo». Bracken spiega poi che, negli ultimi tempi, la situazione nella città di Misurata si è evoluta in positivo: «Nella giornata di ieri non abbiamo registrato nessun attacco in questo centro. Bisogna ricordare che, fino a una ventina di giorni fa, per le strade c’erano ancora i carri armati di Gheddafi. Credo che la Nato abbia fatto un buon lavoro».
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