

Chi è davvero il terrorista islamico che il 25 settembre ha ferito gravemente con una mannaia due persone a Parigi, davanti alla vecchia sede di Charlie Hebdo? Gli inquirenti francesi stanno cercando di capirlo. Il pakistano dice di chiamarsi Hassan Ali e di avere 18 anni. Ma in un filmato registrato prima dell’attentato, nel quale lo rivendica, sostiene di chiamarsi Zaheer Hassan Mehmood e nel suo cellulare è stata trovata una foto di quella che potrebbe essere la sua carta di identità e dalla quale risulta che Mehmood è il suo vero nome e che ha in realtà 25 anni.
Come ha ammesso lui stesso, voleva colpire due giornalisti di Charlie Hebdo per aver ripubblicato delle vignette che insultano Maometto. «Ero furioso, quelle immagini sono insopportabili per me», ha dichiarato agli inquirenti. Hassan ignorava che dopo l’attentato del 7 gennaio 2015, nel quale morirono 12 persone, il giornale si è spostato in un’altra sede segreta, sorvegliata da decine di poliziotti.
L’attentatore ha ammesso la premeditazione dell’attacco e ha detto di aver agito da solo, ma nessuno gli crede. Nelle ultime 48 ore, precisa il Figaro, almeno nove persone sono state fermate.
La Francia è rimasta sconvolta dall’attentato operato da un individuo che avrebbe dovuto essere integrato. Hassan afferma infatti di essere nato in Pakistan nell’agosto del 2002 e di essere arrivato in Francia con due fratelli a 16 anni nell’agosto 2018. Qui è stato preso in carico dagli uffici dell’assistenza sociale ai minori (Ase), che gli hanno trovato un lavoro come imbianchino grazie al quale avrebbe potuto ottenere la regolarizzazione e il permesso di soggiorno. In effetti, Hassan aveva già incontrato la prefettura per ottenerla, prima di compiere l’attentato.
Come dichiarato a France Inter da Laurent Nunez, coordinatore nazionale dell’intelligence e della lotta contro il terrorismo, «rintracciare i terroristi è sempre più difficile. Si tratta sempre più di individui che sono già presenti sul nostro territorio e che passano all’azione ispirati dalla propaganda dell’Isis, ma che non sono già sotto la lente dei nostri servizi. Queste persone spesso non hanno alcun contatto con la zona siro-irachena».
Nunez conferma che «la minaccia terroristica è cresciuta in intensità» nelle ultime settimane, da quando si è aperto il processo sull’attentato a Charlie Hebdo. Il clima di tensione ha spinto i servizi «ad aumentare la sorveglianza su individui già conosciuti e sui luoghi più simbolici» della Francia.
Il presidente Emmanuel Macron ha lasciato commentare l’accaduto al ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, che ha usato parole inequivocabili: «Noi siamo in guerra contro il terrorismo islamista e dobbiamo vincere questa guerra». Il ministro ha anche ricordato che negli ultimi tre anni «abbiamo sventato 32 attentati», segno che «il governo non ha abbassato la guardia». L’ex premier Manuel Valls ha invitato la Repubblica ad alzarsi in piedi contro l’islamismo, definito «il nemico e la sfida di questo inizio secolo».
Foto Ansa
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