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Gli intellettuali cattolici che hanno dedicato tesori di energie ad argomentare la continuità fra i papati di Benedetto XVI e di Francesco escono demoralizzati dalla settimana alle nostre spalle: le celebrazioni post-mortem del papa venuto dall’Argentina hanno insistito molto, nelle tavole rotonde di tutte le televisioni e nei commenti degli editorialisti, sulla contrapposizione, sulla rottura, quasi sull’antitesi fra Ratzinger e Bergoglio.
Oltre gli stucchevoli confronti oppositivi tra Benedetto e Francesco
Dai primi rozzi e stucchevoli confronti oppositivi – tradizionalista/conservatore, rivoluzionario/restauratore, elitario/popolare, di destra/di sinistra – si è passati a dualismi più sofisticati. Particolarmente subdolo quello che domenica mattina su La7 ha proposto Piero Schiavazzi, vaticanista e docente universitario: «Benedetto pensava che il mondo soffre perché manca di pensiero, Francesco pensava che il mondo soffre perché manca di cuore. Due visioni inconciliabili».
Messa lì...
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