Nel numero in edicola a partire da domani, giovedì 24 gennaio, Tempi propone il suo endorsement per Roberto Maroni governatore della Lombardia e un’ampia intervista a Roberto Formigoni. Dove il presidente uscente ricostruisce le tappe del suo tentativo di candidare Gabriele Albertini, la “sconfitta” subita e il “compromesso” politico negoziato in casa Pdl e, infine, l’abbraccio “senza rancore” con il leader leghista che è stato l’artefice del voto anticipato in Lombardia ed è ora candidato governatore dalla rinnovata alleanza Pdl-Lega nelle elezioni del 24 febbraio.
Perché si è rotto il “fidanzamento” Formigoni-Albertini
Formigoni, che è in partenza per Roma (testa di lista in Senato nel collegio Lombardia 1, dietro Silvio Berlusconi), sintetizza così le ragioni che lo hanno convinto a rinunciare al “fidanzamento” con Albertini: «Una volta costruito l’asse Pdl-Lega, la scelta di continuare a sostenere la candidatura di Gabriele Albertini a presidente significava far vincere un centrosinistra che con Umberto Ambrosoli ha subito iniziato a dare segnali di forte ostilità sulla sussidiarietà, sul rapporto pubblico-privato sociale, sui buoni scuola e il sistema delle doti, sul fondo Nasko, sul welfare alla lombarda. Ho stima per l’ex sindaco di Milano ma la base del fidanzamento era difendere la continuità della linea riformista intrapresa. E se questo non è stato più concretamente possibile, non potevo far finta di niente. Tra l’altro, poi, mi ero fidanzato con un Albertini eurodeputato del Pdl e leader di una lista civica. Poi lui non si è identificato più col Popolo delle libertà e si è integrato in un progetto non più civico ma iperpolitico di terzo polo con Mario Monti. Scelte perfettamente legittime con cui non polemizzo ma che spingono a considerarmi perfettamente libero di compiere le mie».
Perché Formigoni ha deciso di appoggiare Maroni
Specularmente, Roberto Maroni, che nei giorni della caduta della giunta lombarda fu oggetto di dure reprimende da parte di Formigoni, diventa il candidato su cui scommettere. Tant’è, rivela lo stesso governatore uscente, i due ex avversari stanno ora stendendo insieme il programma di governo. «Sono stato incaricato dal Pdl di scrivere le proposte programmatiche per la futura amministrazione e in questo senso ho già riscontrato l’ampio interesse per le nostre proposte da parte leghista».
L’ex governatore dichiara la sua volontà di piena collaborazione e ribadisce che Maroni non è il male minore ma l’uomo giusto per il Pirellone. «Chi vota dovrà leggersi con attenzione il programma che sto curando fatto di sussidiarietà, di centralità delle persone e del merito, di attenzione alla famiglia e al drammatico problema del lavoro e delle Pmi, su cui abbiamo messo insieme alcune proposte choc. Se si considera che così si è già fatto non solo nella sanità ma col sistema delle doti e col fattore famiglia, o come al centro di queste nostre proposte non vi è solo una chiacchiera ma un principio: quello della libertà come libertà di educazione, di curarsi, di difendere la vita. Se si esaminano insieme le cose già impostate e le basi culturali su cui sono state impostate, ci si rende conto che la nostra scelta della continuità è una scelta imbattibile».