Fondi Ue, il Sud butta via 15 miliardi. Il commissario Creţu: «Amministrazioni incapaci di programmare, è responsabilità loro»

Di Chiara Rizzo
04 Dicembre 2014
Intervista al commissario europeo per le Politiche regionali: «In Calabria, Campania e Sicilia impiegato solo tra il 14 e il 55 per cento dei soldi dei Fesr assegnati»

Missione 15 miliardi per il 2015. Quindici miliardi di euro di Fondi europei per Campania, Calabria, Sicilia e Puglia: sono parte dei finanziamenti comunitari che le regioni avrebbero dovuto spendere per il 2007-2013. Miliardi che sono rimasti nel cassetto, che non sono stati usati, e che l’Italia rischia di perdere se non li utilizzerà entro il 31 dicembre 2015. Lo ha ricordato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio nel corso di un’informativa urgente alla Camera lo scorso 7 ottobre. E adesso l’allarme arriva anche dal commissario europeo per le Politiche regionali, la romena Corina Creţu.

Si tratta di 3,7 miliardi per regione in 12 mesi. Un autentico tesoro che magari non basterà ad aggiungere un punto al Pil di queste zone disagiate d’Italia, come sostengono diversi esperti economici, ma sicuramente possono aiutare a risolvere molti problemi. È «un mix di fattori» a determinare l’incredibile mancata spesa, spiega Creţu in questa intervista concessa a tempi.it, in particolare «la mancanza di capacità nelle amministrazioni regionali e locali di programmare e gestire i fondi combinata con un contesto politico spesso instabile». È indubbio secondo il commissario Ue che «queste regioni non hanno saputo gestire la spesa: sono padrone dei propri programmi, ma per questo ne sono anche responsabili se le cose vanno male».

Commissario Creţu, quanto dei Fondi europei 2007-2013 non è stato ancora speso dall’Italia? E in particolare quanto non è stato ancora speso dalle regioni del Nord e quanto da quelle del Sud?
L’attuazione finanziaria degli impegni italiani con i Fondi europei di sviluppo regionale (Fesr) per la programmazione 2007-2013 alla fine di novembre 2014 ha raggiunto il 57,5 per cento. Questo dato però non rappresenta bene la significativa differenza tra la spesa del Nord e quella del Sud Italia. Infatti, se prendiamo ad esempio regioni come Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna, notiamo che l’ammontare dei fondi Fesr effettivamente impiegati varia dal 74 al 79 per cento, mentre diminuisce al 14-55 per cento in regioni come Calabria, Campania e Sicilia. Tale situazione in Italia mette in luce il più ampio problema della discrepanza tra le varie regioni d’Europa. Un problema che mi sono impegnata ad affrontare non appena sono stata nominata commissario per le Politiche regionali. Incrementare il tasso di utilizzo dei fondi europei in Italia, ma anche in altri paesi che stanno vivendo difficoltà simili, è una delle mie priorità.

Un confronto sulla spesa dei fondi Fesr, aggiornato sino al 2011, l'ultimo pubblicato dal sito opencoesione.gov.itLunedì scorso in un incontro a Milano lei si è detta molto preoccupata in particolare per il Sud Italia. Perché le regioni del Meridione non sono capaci di organizzare la spesa e l’investimento dei fondi europei? In cosa sbagliano?
Le regioni in questione, che sono in particolare Campania, Calabria e Sicilia, finora non sono state capaci di gestire correttamente e completamente i fondi a loro destinati. Ciò è evidente guardando alla loro programmazione per i Fondi 2007-2013: queste regioni sono le più in ritardo nell’intera Unione Europea sulla spesa di questi fondi, nonostante la Commissione abbia accettato di aumentare i tassi di cofinanziamento dal 50 al 75 per cento (affinché i fondi siano erogati, infatti, è necessario che una parte di ogni singolo intervento sia co-finanziata dalla Regione e dallo Stato di appartenenza, ndr). La situazione diventa ancor più evidente guardando anche ai loro programmi per la spesa dei fondi 2000-2006, che ancora non sono stati chiusi per un alto livello di irregolarità riscontrate. Quindi sottoscrivo in pieno la decisione del governo italiano di limitare il cofinanziamento nazionale a queste regioni al minimo previsto dalla normativa, per ridurre il rischio che seri problemi nel mancato utilizzo e irregolarità si manifestino con la stessa intensità del passato per la programmazione di spesa dei fondi 2014-2020. Le regioni sono padrone della loro programmazione, per questo motivo però sono anche responsabili quando le cose vanno male. Dal mio punto di vista il problema principale nelle regioni del Meridione d’Italia sta in un mix di fattori: la mancanza di capacità nelle amministrazioni regionali e locali di programmare e gestire i fondi combinata con un contesto politico spesso instabile. Così i problemi continuano, un periodo dopo l’altro, un fondo dopo l’altro: le stesse tre regioni più in ritardo sulla spesa del periodo 2007-2013, sono anche le stesse che non ci hanno ancora presentato i loro programmi per il 2014-2020 (Campania e Calabria) o che lo hanno fatto solo molto di recente (Sicilia).

Queste regioni riusciranno a spendere i fondi 2007-2013 entro il 2015 per non perderli del tutto?
Intendo lavorare d’intesa con i governi nazionali su questo specifico problema. Effettivamente uno dei miei primi atti da commissario è stato di istruire la Direzione generale della politica regionale e urbana affinché istituisse una task force interna per seguire il problema della bassa spesa dei fondi Fesr e di Coesione in alcuni stati membri, tra cui anche l’Italia, in particolare sui programmi 2007-2013. Questi programmi si concludono alla fine del 2015 e l’obiettivo della task force è trovare modi di accelerare l’uso dei fondi rimanenti prima di quella data. La task force lavorerà anche alla sfida di lungo termine di evitare una bassa spesa dei nuovi fondi europei per il periodo 2014-2020. La task force opera all’interno della Direzione generale della politica regionale per identificare una serie di possibili soluzioni: l’intento è discuterle rapidamente con gli stati membri coinvolti.

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2 commenti

  1. Quercia

    La pedemontana veneta (100 km di autostrada) costa circa 2 miliardi. Qui ne ballano 15. 7 volte tanto. O riescono a investirli, vietato mangiarli (tipo sagre paesane, finaziamento progetti dscutibili, assunzioni inutili, auto bianco-rosse-verdi-blu), oppure lo stato ha il dovere di tentare ad investirli tutti per il bene del paese, come? Sistemando il territorio. Avete presente Liguria, Veneto, Emilia, Toscana, Puglia, Campania, Roma, Milano ecc ecc. Alluvioni et simili..
    I piani di risanamento ipotizzano che siano necessari circa 40 miliardi per mettere in sicurezza tutto il territorio nazionale. Intanto, entro il 31/12/2015 investiamone 15, poi vediamo.
    http://www.lastampa.it/2014/10/17/blogs/green-jobs/dissesto-idrogeologico-la-pi-grande-opera-pubblica-del-paese-ha-bisogno-di-nuovi-lavoratori-dNZG7VCp0vTTpQtYrBh9OP/pagina.html
    E’ inutile dire che questo investimento genererebbe migliaia di posti di lavoro. Nel caso, vediamo di darli agli italiani.
    L’europa, non ce li lascia? intanto li investiamo..che poi vengano a prenderseli.

    Tanto per dare un’idea di cosa siano 15 miliardi: Il bonus Renzi costa ca 6 miliardi, l’esenzione Imu prima casa costa oltre 2 miliardi, l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% costa da 1 a 4 miliardi (a seconda delle fonti).

    http://www.corriere.it/economia/13_agosto_08/imu-mef-saccomanni-entrate-gettito_0ab8f980-0042-11e3-b484-e2fa3432c794.shtml
    http://www.ilgiornale.it/news/interni/927262.html

    15 miliardi è tanta robbbba.

    PS: siamo sicuri del dato??

  2. recarlos79

    false speranze. non potrà riformarsi pacificamente. quindi non si riformerà. i cittadini fanno solo i propri interessi. non esiste bene che sia comune, né soggetto politico che lo difenda. lo stato non è con un re a capo che ne mantiene l’integrità, ma con svariati interessi da bottega al suo interno.

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