Raffaele Fitto, ex ministro e attuale capolista alla Camera per il Pdl in Puglia, è stato condannato a 4 anni dal tribunale di Bari. Dopo una camera di consiglio durata molte ore, i giudici hanno ritenuto l’ex governatore pugliese colpevole di corruzione per aver preso una tangente da 500 mila euro, versata dall’imprenditore della sanità Giampaolo Angelucci (anche lui condannato ieri per corruzione e illecito finanziamento ai partiti) al movimento politico creato da Fitto “La Puglia prima di tutto” per le elezioni regionali del 2005. Angelucci, secondo i giudici baresi, ha pagato la tangente per vincere un appalto da 198 milioni di euro per i servizi di pulizia e sanificazione per le Asl pugliesi. La sentenza di condanna si contrappone in modo evidente all’altra sentenza emessa, proprio in relazione alla presunta turbativa d’asta avvenuta a favore di Angelucci in questa gara d’appalto, dal giudice per le udienze preliminari di Bari lo scorso maggio. In quel processo, celebrato con rito abbreviato, il Gup barese ha assolto Fitto con formula piena da due accuse di falso, dopo che era già stato prosciolto in via definitiva dalle accuse di concussione e di reato associativo. «Come commento la condanna? – dice a tempi.it -. È semplice: una sentenza con una logica assolutamente elettorale».
Perché?
Perché non c’era nessun motivo per fare 28 ore di camera di consiglio. Silvio Berlusconi avrebbe dovuto venire in Puglia per una manifestazione elettorale l’11 febbraio, e io avevo chiesto di rinviare l’udienza, ma la mia richiesta non è stato accolta. Perciò, con il presidente Berlusconi, avevamo già deciso di rinviare la sua visita. Perché questa sentenza non è stata data il 28 febbraio? Invece il collegio ha deciso, incredibilmente, di fare la camera di consiglio. Ho atteso per 28 ore, senza ricevere alcuna comunicazione. Anche questo è un gesto di inciviltà. C’è poco da aggiungere di fronte ad un collegio che per alcuni processi tiene tre udienze all’anno, per il mio tre alla settimana anche da dodici ore. Sono condannato sulla base di prove assurde e inconsistenti.
Come si difende dalle prove con cui è stato condannato?
Io sono stato condannato per un atto di corruzione presupposto. Sono condannato per corruzione per un finanziamento regolare e per una gara regolare. Già nel 2009 e nel 2011, il gup di Bari e la Corte d’appello hanno assolto dalle accuse di falso, di abuso d’ufficio e di turbativa d’asta i dirigenti regionali che l’avevano bandita; per altri le accuse erano già state archiviate. Io stesso sono stato assolto dai presunti reati in concorso con il principale dirigente dell’agenzia regionale per la sanità. La gara è quindi regolare: il finanziamento di 500 mila euro di Angelucci non è una tangente, tanto che è stato inviato secondo tutti i crismi regolari. Era indirizzato ad un partito, e non ad una singola persona, è stato pagato con un regolare bonifico, ed è stato inserito al bilancio della lista, approvato poi dalla Camera dei deputati e dalla Corte dei conti, che hanno attestato anche che il finanziamento è stato speso regolarmente. Com’è possibile allora condannarmi per una gara regolare, e per una presunta tangente versata con un bonifico e messo in un bilancio certificato?
Stamattina in conferenza stampa ha dichiarato che «i pubblici ministeri che hanno indagato su di me sono stati tutti promossi, e fatto carriere importanti, mentre quelli che hanno avuto la sfortuna di indagare sul governatore Nichi Vendola, ora rischiano il trasferimento». Con chi ce l’ha?
Ce l’ho con mia sorella. La sorella di Vendola è amica intima del giudice che lo ha assolto. Sono arrabbiato con mia sorella, perché non è amica di alcun giudice.
Pensa che la sua corsa elettorale subirà uno stop, dopo la condanna di ieri?
No. Mi auguro che i pugliesi comprendano che le elezioni non possono essere decise dalla magistratura. Ai tanti che mi stanno manifestando solidarietà dico grazie e che ora si deve moltiplicare il nostro impegno.