
Filippine. Un mese dopo il tifone, il popolo ricostruisce: «Serviranno cinque anni, ma la fede ci sostiene»
«È passato un mese da quando il tifone Yolanda (Haiyan, ndr) ha devastato il nostro paese ma abbiamo ancora bisogno di tutto. Serviranno circa cinque anni per ricostruire le Filippine». Parla così a tempi.it Gilda Avedillio, responsabile per la Caritas filippina del programma di ricostruzione delle zone devastate lo scorso 8 novembre.
Quante persone, un mese dopo il passaggio del tifone, sono ancora sfollate?
Secondo l’ultimo rapporto ufficiale, il tifone ha causato la morte di 5.924 persone. Il numero però potrebbe essere più alto visto che i dispersi ufficialmente sono ancora 1.779. Gli sfollati a un mese dal disastro sono circa 2 milioni. In tutto sono circa 12 milioni gli abitanti che hanno subito danni e perdite a vario titolo.
Di cosa c’è più bisogno?
Manca tutto, soprattutto servono ripari per le famiglie sfollate, materiali da costruzione per ricostruire case e parrocchie, attrezzi e barche da pesca per permettere alla gente di sopravvivere, oltre a mezzi e prodotti per coltivare la terra e bestiame. Infine, servono trasporti: soprattutto mancano le biciclette. Case, chiese e scuole devono essere rimesse in piedi.
Quali sono i luoghi che hanno più bisogno?
Sono in forte difficoltà le diocesi di Palawan, San Jose de Antique, Jaro, Kalibo, Capiz, Cebu, Calbayog, Palo e Borongan.
Che cosa fa la Caritas per aiutare in questi luoghi?
Noi raccogliamo fondi, viveri e materiali e li distribuiamo alla popolazione attraverso le parrocchie. Tra le altre cose, servono anche vaccini per i bambini, perché parliamo di zone dove i mosconi mettono a rischio la loro salute. L’educazione dei bambini però sta migliorando perché le parrocchie e le chiese sono riuscite a rimettere in piedi alcuni servizi educativi. La ricostruzione però sarà lenta.
Quanto ci vorrà per tornare alla normalità?
Dipende dalle singole comunità, ognuno ha i suoi tempi per riprendersi, ma per ricostruire tutto ci vorranno circa cinque anni: molte persone infatti hanno perso letteralmente tutto. Fuori dalle città principali poi è più difficile perché mancano anche i beni di prima necessità ed è difficile raggiungere centri isolati da tutto e tutti.
Il popolo filippino è rassegnato?
La gente ha bisogno di riprendersi, la tragedia del tifone è stata immensa. Ma il nostro popolo è caratterizzato da una grande fede, che stiamo mantenendo anche dopo il disastro. Non abbiamo perso la speranza, siamo forti e la presenza della Chiesa ci aiuta.
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