Ferrentino, il sindaco di Sel favorevole alla Tav: «Arricchirà la Val di Susa»

Di Chiara Rizzo
06 Marzo 2012
Intervista a Antonio Ferrentino, sindaco vendoliano di Sant'Antonino di Susa: «Non sono d'accordo col mio partito, i grillini e gli antagonisti. Le obiezioni dei No Tav sono a prescindere: a loro non va bene niente»

Antonio Ferrentino è sindaco di Sant’Antonino di Susa, uno dei comuni della valle piemontese che sarà attraversato dal percorso della Tav e, fino al 2010, è stato presidente della Comunità montana. Con questo ruolo, dal 2005, dopo le manifestazioni per il vecchio progetto della Tav, ha partecipato all’Osservatorio grazie al quale il progetto è stato riscritto ascoltando le esigenze dei sindaci locali. La linea ad alta velocità è stata spostata da una riva all’altra del fiume Dora, per attuttire l’impatto ambientale, e nel percorso si è previsto che Susa diventasse la prima stazione internazionale sulla tratta italiana, per apportare maggiori transiti, e quindi lavoro, nella valle. In questo progetto Ferrentino ha svolto un ruolo sostanziale, promuovendo il dialogo con il Governo. E così oggi il primo cittadino di Sant’Antonino diventa uno dei volti di ciò che accade in Val di Susa. Ferrentino infatti è di Sel, cioè del partito che a livello nazionale si è schierato dalla parte dei No Tav. Lui, invece, è favorevole, insieme ad altri 12 sindaci: «Sono, per meglio dire, per trovare una soluzione e non mi schiero in nessun partito. Sono per discutere su questo progetto», spiega a tempi.it. «E non mi ritrovo nella posizione ufficiale del mio partito, come non mi trovo nemmeno nelle posizione schierate assolutamente contro alla Tav di Movimento cinque stelle o gruppi dell’antagonismo. Il punto è che questi gruppi, da Torino, Milano, Genova oltre che da tutto il Piemonte, si sono riversati in Val di Susa, perché qui si accendono i riflettori e così si trova la sponda per una contestazione al sistema paese».

Perché è favorevole alla Tav?
Da presidente della Comunità montana abbiamo presentato con altri sindaci un progetto denominato non a caso “F.a.r.e.”. Un’acronimo per “Ferrovie alpine ragionevoli ed efficienti”. Questo progetto faceva proprio il lavoro che aveva fatto l’Osservatorio, che diceva che sulla attuale linea Torino-Lione c’erano delle priorità da risolvere. A mio avviso, quelle priorità oggi restano ancora da risolvere. Una è, ad esempio, il nodo di Torino. Se queste cose si realizzano, il progetto Tav può e deve andare avanti. Altrimenti si tratterebbe di un enorme spreco di denari pubblici.

I No Tav oggi protestano per questi nodi irrisolti?
No, macché. Le proteste sono per il tunnel di Chiomonte, che non è il tunnel di base che collegherà Susa a Saint Jacque de Maurienne in Francia: quel cantiere non è assolutamente partito. Quello di cui si sta discutendo in queste ore è un tunnel geognostico, cioè un buco di appena 7 chilometri che serve a studiare la profondità del tunnel e valutare se ci sono sorgenti d’acqua o materiali pericolosi nella roccia, tipo amianto e uranio, per decidere poi con quali frese bucare la roccia. Perché questa valle protesta allora? Perché è attraversata da tantissime infrastrutture, tra autostrade e statali e vorrebbe capire. Da parte degli interlocutori solo dal 2005 c’è stata attenzione alle proteste dei cittadini. Eppure oggi i No Tav odiano sia Virano sia l’Osservatorio, dopo che una parte degli amministratori ha, secondo me, commesso il grave errore di tirarsi fuori.

Ma perché si sono tirati fuori? È vero che l’Osservatorio ha modificato già il vecchio progetto della Tav, accogliendo le richieste dei sindaci?
Assolutamente vero, sì. Il progetto del 2005, già approvato e finanziato dal Cipe, dopo le nostre proteste è stato completamente cancellato, e modificato radicalmente. È stata la prima volta che è accaduta una cosa del genere. Con l’Osservatorio noi sindaci abbiamo presentato un nuovo progetto. Se il progetto va avanti come l’abbiamo presentato, e il piano di sviluppo firmato dal ministero delle Infrastrutture viene finanziato, la Val di Susa ci può guadagnare. Ci saranno infatti esenzioni fiscali per l’insediamento delle imprese che porteranno lavoro ai cittadini della valle. Ci sarà la trasformazione dell’attuale linea ferroviaria in una nuova linea metropolitana, che permetterebbe di spostarsi con i servizi pubblici anziché l’auto. È prevista inoltre la messa in sicurezza di questo territorio, che oggi è continuamente oggetto di alluvioni, e la predisposizione di una zona franca da tasse intorno ai cantieri, nei 20 anni in cui ci saranno i lavori, per sopperire alle difficoltà che questi potranno comportare. Inoltre saranno realizzati collegamenti alternativi al trasporto sul gomma per raggiungere le mete turistiche più note, come la Sagra di San Michele e le mete sciistiche. La stessa stazione di Susa sarà la prima internazionale della tratta italiana e sarà progettata da architetti di fama internazionale. Le obiezioni dei No Tav radicali però sono a prescindere da questo progetto: a loro non va bene nessun progetto. L’unico che andrebbe bene è il progetto che non c’è.

E la Val di Susa cosa ne pensa? Sono più i Sì Tav o i No Tav?
I no secondo me sono una minoranza rumorosa. Non si è mai fatto un referendum, ma la percezione è quella. Nel mio comune (4.500 abitanti) c’è una stragrande maggioranza che non protesta, ad esagerare in piazza ci va solo il 5 per cento. Ci sono solo una decina di comuni di tutti i 37 della provincia torinese che sono assolutamente No Tav, altri 15 che sono Sì Tav e altri ancora come me che sono per trovare una soluzione politica ad un problema complesso. E tra i Sì Tav ci sono giunte di centrodestra e di centrosinistra. Nel modo più assoluto non si può dire che la sinistra sia No Tav.

Però Sel si è schierato pubblicamente per il no.
E io personalmente non mi ritrovo nella posizione ufficiale del mio partito. Come non mi trovo nemmeno nelle posizione schierate assolutamente contro di Movimento cinque stelle o dei gruppi dell’antagonismo. Qui è diventata una palestra dell’antagonismo sociale. Ogni pretesto è buono per fare un blocco stradale: si protesta per i magistrati, per Berlusconi, per tutto, ma io non so a quanti di questi qui interessi poi davvero il problema della Tav. Qui c’è solo il modo di contrapporsi ad uno stato di diritto che avrà anche diecimila difetti, ma che deve esistere e io difendo. Non possiamo seguirli nel parlare di “Stato antifascista”. Mi schiero assolutamente dalla parte della legalità: se un poliziotto sbaglia va perseguito, ma non si può insultarlo solo per la divisa. Non credo nemmeno alle provocazioni delle forze dell’ordine. I No Tav ci dicono che sparano i lacrimogeni. Io ho partecipato a manifestazioni pacifiche e non è successo nulla, ma se uno dà l’assalto al cantiere è assolutamente logico che poi le forze dell’ordine intervengano. Quando lo scorso luglio ci sono stati gli scontri, un pezzo del movimento ha deviato dal percorso del corteo pacifico, e poi le forze dell’ordine hanno risposto. Mi chiedo a quel punto di chi sia la colpa. Non perché se uno è manifestante ha sempre ragione: ad esempio, io il ragazzo di “Ehi pecorella” lo trovo totalmente squallido.

Il governo ieri ha detto che si andrà avanti. E sblocca 20 milioni di euro di fondi dal Cipe. Cosa ne pensa?
Che rispetto quello che ha detto il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, “Si andrà avanti”. E proprio per questo motivo sto sottoponendo ai sindaci contrari e alle istituzioni un piano di “distensione”; perché i cantieri non possono andare avanti certo con la presenza dell’esercito. Secondo me è possibile raggiungere la distensione, politicamente: chiedo di proseguire con il tunnel geognostico, e chiedo la realizzazione del nodo di Torino, nonché politiche che obblighino il trasporto su ferro, anziché su gomma, un po’ sull’esempio di quello che avviene in Austria e Svizzera, dove ogni anno sono messi all’asta solo un certo numero di permessi, enormemente più costosi dei treni, per i transiti merci su gomma. Infine, chiedo che il Governo ci dica – oltre ai 20 milioni di euro di cui ha parlato Monti – qual è il piano di sviluppo dei prossimi 20 anni: così forse i No Tav non se ne andranno, e non si otterrà nemmeno la distensione di Perino e compagnia bella. Ma sicuramente si toglierà il consenso delle altre persone di buon senso, che magari sono ancora per il no, ma sono pronte a ragionare.

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