Contenuto riservato agli abbonati
Martina Carbonaro, 14 anni di Afragola, è stata assassinata a colpi di pietra, il suo ex fidanzato ha ammesso di averla uccisa. Non si può più parlare di onda mediatica di fronte al clamore di questi femminicidi, perché l’effetto è quello di uno tsunami che investe il pubblico con una massa pantagruelica di “vuoti” (anche se continuiamo a chiamarli “contenuti”). Il fatto, tremendo, si riduce a scusa per generare un fiotto incontrollato di retorica, striscioni, ricostruzioni per gli appassionati di crime, excursus psicologici per genitori spaventati. Martina è morta e tante iene spiluccano il suo cadavere, forse non ce ne stupiamo così tanto. L’abbiamo già visto. Forse anche questo è tremendo.
Rubando un verso al poeta T. S. Eliot, «sembra che qualcosa sia accaduto che non è mai accaduto prima». La china, già brutta, precipita rovinosamente, e sempre più in fretta, verso l’annichilimento di vittima, carnefice e spettatori.
All’indomani del crimine è nato il “panino Martina”. «Lei veniva...
Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno