Siccome uso twitter prevalentemente per questioni enogastronomiche, incappo di rado nell’insolenza dei mediocri che lo popolano (il 75/80 per cento dei presenti, ahimè) e che sono lì perché sono mediocri e quindi in cerca di una platea che li estragga dalla loro mediocrità. E per farsi notare, compagni e amici, cosa c’è di più efficace della tracotanza, dell’ironia priva di ironia, quando non dell’insulto, delle farneticazioni, delle minacce?
Ho scritto qualcosa dell’immensa Divina Federica Pellegrini e mi sono beccato il fenomeno di turno. Non sto lì a scendere nei particolari, ovviamente il coglione non sapeva neanche di che parlava, non mi interessa il come, ma il perché. Perché il mediocre in questione rappresenta alla perfezione il senso di astio e financo odio per la categoria dei giornalisti sportivi. Si tratta di un aspetto delle umane miserie che mi ha sempre affascinato.
Lasciate perdere i temi, le idee, i contenuti, c’è un risentimento radicato nei confronti di chi fa questo mestiere. Per qualche tempo ho pensato all’invidia. In fondo, quando si tratta di tifosi, questi devono farsi viaggi blindati, lunghi, scomodi mentre i giornalisti arrivano all’ultimo momento e trovano il loro posto bello pronto, magari pure con qualche genere di conforto. Ma non è solo questo e il risentimento è generato solo in minima parte da quello che si scrive o si dice.
Insomma, dopo tanti anni ancora non me lo so spiegare. E neanche mi interessa, diciamolo, perché alle fine della discussione, degli insulti, dei risentimenti, voi tornate alla vostra miserabile esistenza e io alla mia, dalla parte opposta. Come diceva il Marchese del Grillo, le chiacchiere stanno a zero, io so’ io e voi ‘un siete un cazzo.
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