Emergenza farmaci irreperibili? «È una battaglia che conduciamo già dal 2006, da quando è stata liberalizzata la vendita di alcuni farmaci e c’è stato un boom delle autorizzazioni alla distribuzione all’ingrosso anche per le farmacie, per il principio della libera circolazione delle merci in Europa», spiega a tempi.it il presidente di Federfarma Annarosa Racca. A scarseggiare sono medicinali per il Parkinson, ma anche «per la cura del carcinoma al seno, antitumorali di vecchia generazione, farmaci per la bronchite e l’asma» e, spiega ancora Rocca, «si parla di una carenza di medicinali per una cifra che oscilla tra i 4 e i 7 miliardi di euro all’anno».
RASTRELLATI PER L’EXPORT. Tra i distributori, ce ne sono anche alcuni che riescono in qualche modo a “rastrellare” questi farmaci per esportarli all’estero. Il fatto, per una volta, è dovuto a un’eccellenza italiana: «Per noi i medicinali non sono una merce e dunque costano di meno che in altri paesi Ue. Ci sono delle differenze anche eclatanti di prezzo: nel caso dei farmaci mancanti si arriva al 20-30 per cento in meno rispetto al nord Europa».
Come sottolinea Racca, Federfarma ha denunciato da tempo questo fenomeno, l’ultima occasione in ordine di tempo è stato l’esposto della Federfarma Lazio dello scorso luglio, in cui si cita l’esempio del Mirapexin, un medicinale per il Parkinson che in Italia costa 89,19 euro, in Germania 275,10 euro. «Ecco perché alcuni distributori preferiscono toglierlo dai banchi delle nostre farmacie e portarlo fuori. È difficile anche localizzare in modo più preciso questo fenomeno, di fatto legale, e non si può dire in quale regione avvenga di più perché si tratta di una carenza di merci che non ha uniformità sul territorio».
COSA SI STA FACENDO. Racca tuttavia sottolinea che sono già state prese delle misure precise per contrastare questo fenomeno. «In questi anni, noi di Federfarma abbiamo cercato di monitorare in modo capillare tutta la filiera, dalle case farmaceutiche alle farmacie sul territorio. Ci siamo confrontati con le Regioni, che danno le autorizzazioni all’apertura di tutti i punti vendita grossisti che possono commerciare legalmente all’estero. Alle Regioni abbiamo chiesto di porre dei paletti per l’apertura di nuovi punti vendita e anche che vengano maggiormente controllati i grossisti».
Il secondo passo è stato «metterci in contatto anche con le farmacie, annotando quando e quali farmaci vengono a mancare. Abbiamo così controllato se le aziende farmaceutiche rispettassero l’obbligo di rimettere in commercio i medicinali carenti entro 48 ore. Infine ci siamo confrontati con i Nas e con il ministero della Salute. Il ministro Lorenzin in effetti ha avviato delle politiche efficaci e ha inserito nella direttiva sul commercio dei farmaci on line una norma che dà all’Aifa il compito di redigere un elenco di farmaci mancanti, e in caso di limitarne l’export. La norma, che dovrebbe passare ora in Parlamento, sarebbe una misura efficace».
EMERGENZA POVERTÀ. Ma quello dei farmaci carenti non è l’unico problema con cui si sta confrontando Federfarma e in generale il mondo delle farmacie. A denunciare un altro fenomeno allarmante è stato per primo il Banco farmaceutico, la fondazione che si occupa di raccogliere e donare gratuitamente medicinali ai meno abbienti, che ha avviato per la prima volta in Italia l’Osservatorio nazionale sulla donazione dei farmaci. L’esito del primo studio è che una larga fetta della popolazione italiana, pari a 4,8 milioni di persone (il 6,8 per cento degli italiani), si trova in uno stato di povertà tale da non riuscire a spendere per la salute oltre i 16,34 euro al mese. «Dodici euro su 16 sono per l’acquisto dei farmaci. Ho molto apprezzato questo studio condotto dal Banco farmaceutico, che ha colmato per la prima volta un vuoto dei dati ufficiali».