Anticipiamo l’editoriale tratto dal numero di Tempi in edicola da giovedì 21 gennaio (vai alla pagina degli abbonamenti) – Non abbiamo molti dubbi su cosa accadrà di qui al 30 gennaio, quando il popolo del Family Day invaderà pacificamente Roma dopo che il Quirinale ha ricordato al governo Renzi che, così com’è, la legge Cirinnà è incostituzionale perché le “unioni civili” sono il “matrimonio gay” camuffato con un altro nome, mentre già nel 2010 la Corte costituzionale sentenziava che «i costituenti tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso».
Accadrà che Renzi e i suoi padroni seguiteranno a camuffare la legge Cirinnà con emendamenti patacca, le cancellerie euroatlantiche a garantire sostegno al loro giovin cameriere e la grande stampa a costruire provocazioni e grancassa intorno alla retorica tiranna secondo cui il “matrimonio gay” è un diritto umano fondamentale superiore a ogni costituzione. Bene, sappiano Renzi e il suo regime di grand commis che non siamo una colonia. Siamo italiani. Popolo che per quanto sia stato vessato e impoverito in un ventennio di sovranità limitata, conserva nel suo Dna il gusto della libertà, pace, bellezza, originalità, che tengono testa all’omologazione e alle correnti artiche nichiliste e belluine. Quell’italietta di professorini complessati nei confronti dei cosiddetti “paesi progrediti” se lo dovrebbe ricordare: l’Italia non ha nulla da invidiare alla tecnocrazia puritana e moralista che impone al mondo la “religione” dei diritti riproduttivi e gay, e specialmente cerca di imporla ai popoli del terzo mondo col vile ricatto sugli aiuti umanitari (vedi documento finale del Sinodo sulla famiglia).
Siamo italiani, siamo il popolo più tollerante del mondo, non ci interessa con chi una persona s’accoppia. Ma non siamo scemi. Sappiamo cos’è un uomo e cos’è una donna. Ci fa schifo il commercio degli uteri e dei bambini. Sappiamo bene che, per quanto essa sia un’istituzione sociale in crisi (grazie anche alla ostilità che le riservano i poteri ricchi e viziosi), la famiglia è la cellula fondamentale di ogni società e l’istituzione matrimoniale una conquista civile orientata a proteggere la procreazione e il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà. Il matrimonio non è stato inventato per riconoscere l’“amore”. Giacché in “amore” ciascuno fa come gli pare. E non è che siccome uno “ama” due donne e il vicino di casa, allora tu fai il “matrimonio egualitario”. Oggi con due identici, domani con l’harem. Perché se fai così, non è vero che progredisci. Se fai così, regredisci alla schiavitù della donna e dei bambini.
Dunque, onore alla Chiesa del cardinal Bagnasco, alle sue parole vigorose e realistiche, e ancora una volta onore alla Lombardia dei laici alla Bobo Maroni. Tutti idealmente e appassionatamente insieme all’altra e consistente Europa che rifiuta di stare nel gregge condotto dal commissario Ue e dall’inquilino (per fortuna uscente) della Casa Bianca.