Famiglie in marcia su Milano

Di Caterina Giojelli
08 Febbraio 2012
Aspettando l’incontro mondiale con il Papa la diocesi ambrosiana invita ad aprire le porte ai pellegrini. Il cardinale Scola: «Se non recuperiamo il senso del per Chi lo facciamo, Cristo, non centreremo mai l’obiettivo»

Mancava poco all’inizio della messa e tra le “sentinelle del mattino” – così Giovanni Paolo II si era rivolto ai giovani in quella notte di veglia – c’era anche lei: Francesca, 18 anni, tanti ce ne volevano per poter partecipare in veste di volontaria alla Giornata mondiale della gioventù di Roma nell’anno del giubileo. Sì, volontaria. Si era lasciata convincere da amici più grandi tornati stanchi ed entusiasti per aver preso parte, tre anni prima, alla “militanza” della Gmg di Parigi, e aveva fatto bene: per cinque giorni non era stata ferma un secondo sotto il sole di metà agosto, e in nessun momento aveva desiderato trovarsi da un’altra parte. Ma solo quella mattina, dopo aver guidato circa duemila pellegrini nel settore giusto, aveva capito. Si era alzata in piedi sulla transenna – vuoi la curiosità, vuoi la voglia di vedere meglio quel palco lontanissimo da cui il Papa avrebbe ricordato santa Caterina, «Se sarete quello che dovete essere, incendierete il mondo» –, e solo allora, lasciando lo sguardo viaggiare sulla spianata di Tor Vergata, sopra quella terra che riviveva nei colori e gli striscioni, i canti e le bandiere di quasi due milioni e mezzo di pellegrini, solo allora aveva capito.

Sono passati dodici anni, le Gmg di Colonia e Syndey, l’Agorà dei giovani a Loreto e quella della Lombardia a Caravaggio, e nel significato di un piccolo sì, colto in piedi su una transenna ancora ragazzina e di tante ore al servizio di qualcosa di grande, Francesca ha continuato a giocare la sua vita. Domenica 5 febbraio c’era anche lei a Triuggio, ad ascoltare le parole dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola: «Certo, è necessaria una motivazione umana per questo impegno gratuito, ma se rimaniamo legati a una logica di tipo puramente tecnico e non recuperiamo il senso del per Chi lo facciamo, Cristo, non centreremo comunque mai l’obiettivo. Occorre essere consapevoli che la base di tutto è il Signore e farne partecipi gli altri, anche nell’attività organizzativa e volontaria». Insieme a lei decine e decine di “team leader” – così si chiamano i responsabili delle attività di gruppi da 25 volontari –, che il cardinale ha voluto radunare a Villa Sacro Cuore per una due giorni di preparazione al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Milano dal 30 maggio al 3 giugno.

Francesca vuole esserci, per tutto quello che sta dicendo il cardinale e perché in gioco c’è molto di più di un evento: «Perché credete, crediamo, nella famiglia», ha sottolineato Scola ricordando la potenza e il senso dell’incontro che riporterà dopo 26 anni il successore di Pietro in terra ambrosiana, e perché «mai come oggi, è urgente tornare alle cose come sono, chiamandole con il loro nome: per noi la famiglia è unione tra un uomo e una donna, stabile, fedele e aperta alla vita. Certamente, specie nella società attuale, ci sono delle difficoltà a comprendere la vera natura della famiglia, derivanti anzitutto dalla frammentarietà in cui siamo immersi nella vita quotidiana, ma proprio il tema di Family ci aiuta a ritrovare un’unità».

“La famiglia: il lavoro e la festa”, questo infatti il titolo che ai volontari è dato di esprimere ricoprendo mansioni logistiche, incarichi di traduzione testi, traduzioni simultanee, supporto informatico al Media Center e all’Info point, fotografia, grafica, scrittura, video, internet come anche assistenza specializzata a disabili e anziani, animazione e sorveglianza. Ciascuno insomma mettendo a servizio la propria generosità e capacità. E perché no, la propria casa, rispondendo all’appello lanciato dalla diocesi di Milano: «Cerchiamo famiglie “dal cuore grande” che accolgano altre famiglie», ha spiegato monsignor Erminio De Scalzi, vescovo ausiliare di Milano e presidente della Fondazione Milano famiglie 2012. L’obiettivo è quello di reclutare centomila persone tra singoli, famiglie, parrocchie, gruppi, movimenti e associazioni (tra Milano città, diocesi e aree limitrofe, dalla bergamasca al lodigiano, al novarese) disposte ad aprire le porte di casa per accogliere famiglie provenienti all’evento da tutto il mondo, un’ospitalità che non è semplicemente dettata dall’esigenza di contenere i costi e rendere accessibile l’evento anche a chi proviene dai paesi più poveri: «Chi offrirà accoglienza finirà per lasciarsi interpellare dagli stili di vita personali e familiari diversi dai nostri e per riscoprire virtù familiari come la semplicità e la sobrietà andate perdute da noi in Europa», ha detto De Scalzi invitando la città dal cuore in mano a un’ospitalità fisica e un’ospitalità del cuore.

Una posizione di accoglienza che si impara lungo un cammino che non lascia nulla al caso: Francesca sa che questo significa mettersi in gioco in prima persona, mettendo a disposizione tempo nei giorni dell’evento come nelle settimane precedenti, partecipando ad attività formative e incontri al termine del suo lavoro in Fondazione Cariplo, dove si occupa di progetti di cooperazione. Ad oggi le persone che come lei hanno già dato la loro disponibilità sono 1.280, ma servono ancora 3.720 volontari: per questo la macchina organizzativa dell’evento invita iscritti, responsabili parrocchiali che si occupano della ricerca di candidati e chiunque desideri saperne di più a partecipare agli incontri “Centogiorni da volontari”.

Si tratta di un tour di quattro giorni nella diocesi di Milano per promuovere la partecipazione all’incontro mondiale nel modo in cui hanno deciso di parteciparvi Jasmine, 19 anni, studentessa, Mauro, 32 anni, consulente, Monica, 47 anni, insegnante di danza, e Stefano, 23, anche lui studente. Sono loro che ci hanno “messo la faccia”, raccontando nel tempo breve di uno spot di “campagna acquisti dei volontari” perché non perderanno l’occasione di esserci. Quattro serate per conoscere meglio il ruolo dei volontari e saperne di più sulla disponibilità richiesta, gli incarichi e le mansioni proposte. Il primo incontro si terrà lunedì 13 febbraio a Milano al Teatro Don Bosco. A seguire, martedì 14 appuntamento a Besana Brianza (Cineteatro Edelweiss, piazza Cuzzi 8), mercoledì 15 a Cinisello Balsamo (Cineteatro Pax) e giovedì 16 a Busto Arsizio (Cineteatro Manzoni), sempre alle ore 20.45. Il programma sarà lo stesso per le quattro serate aperte a tutti: per proporsi come volontari infatti c’è tempo fino al 29 febbraio (iscrizioni sul sito registration.family2012.com; per tutte le informazioni relative ai profili richiesti, gli alloggi, garantiti solo ai volontari che risiedono a più di un’ora dalla città di Milano si può consultare il sito family2012.com) Gli incontri sono rivolti ai volontari già iscritti, ai responsabili parrocchiali che si occupano della ricerca di possibili candidati, e a tutti coloro che desiderano saperne di più.

L’idea di questi incontri è sì fornire indicazioni tecniche e rafforzare le motivazioni di chi è ancora indeciso ma anche e soprattutto raccontare l’esperienza di far parte di un popolo vivo in cui c’è posto per tutto e tutti. Studenti, professionisti, laici, genitori e diciottenni che alzandosi in piedi su una transenna osservano pellegrini provenienti da tutto il mondo e capiscono perché, ma soprattutto per Chi, si trovano lì in quel momento.

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