Ex prostituta contro Amnesty International: «Depenalizzare lo sfruttamento è contro le donne»

Di Benedetta Frigerio
23 Settembre 2015
Rachel Moran racconta la sua vicenda in contrapposizione alla celebre Ong: «Ci guadagnano sono i criminali e i clienti uomini»

rachel-moran

Sentire parlare di “lavoratrici del sesso” e dei loro presunti “diritti umani” da parte di chi auspica la legalizzazione della prostituzione può far rabbrividire. È il caso di Rachel Moran, ex schiava della tratta e poi fondatrice di Space International, associazione che combatte contro il traffico sessuale, scossa dalle argomentazioni con cui Amnesty International in estate ha dato il suo appoggio a questi tipi di campagne.

COMPRATA E VENDUTA. Moran ha raccontato la sua storia in un libro intitolato Payed For: My Journey Through Prostitution, poi riassunta sul New York Times. «Sono entrata, come accade a molte, nel mondo della prostituzione quando non ero ancora una donna. All’età di 14 anni sono stata messa sotto la tutela dello Stato, dopo che mio padre si era suicidato e dato che mia madre soffriva di disturbi mentali». Nel giro di un anno Moran si ritrovò sulla strada senza nulla: «Avevo solo il mio corpo». Un uomo la indusse a venderlo: «In quanto “carne fresca”, ero una merce molto richiesta». Per sette anni Moran fu «comprata e venduta» anche dieci volte a notte. Il dolore e gli effetti psicologici «sono difficili da descrivere – continua – e nella mia tarda adolescenza cominciai a usare la cocaina per alleviare il dolore», per questo «tremo quando sento la parola “lavoro sessuale”». Infatti, non esiste alcuna correlazione fra «un impiego normale» e «il degrado rituale di estranei che usavano il mio corpo per soddisfare le loro pulsioni». Moran, ha ha parlato anche con l’emittente Rte One, ha raccontato che solo all’età di 22 anni, grazie a un figlio nato quattro anni prima, trovò la forza di cambiare vita, fino a ottenere, dopo un anno vissuto nella povertà e senza droga, la laurea in Scienze della Comunicazione e Sociologia presso la Dublin City University.

UN BUSINESS MILIARDARIO. A chi parla di difesa delle donne, Moran domanda cosa può accadere quando le case chiuse diventano legali e gli sfruttatori sono lasciati liberi di agire. E risponde loro che «attuare questa politica servirà solo a rinforzare il diritto degli uomini a comprare il sesso, mentre la decriminalizzazione dello sfruttamento non proteggerà nessuno se non gli sfruttatori». Moran ha ricordato che negli Stati Uniti la prostituzione produce circa 14 miliardi di dollari all’anno e che «la maggioranza di quei soldi non vanno alle ragazze». Inoltre, la prostituzione legale attira la criminalità, tanto che ad Amsterdam sono stati chiusi diversi locali, mentre in Germania è esploso un mercato dove «un milione di uomini paga 450 mila donne ogni giorno».

RIPENSATECI. Amnesty International propone un mercato del sesso libero dalla “forza, la frode o la coercizione”. Ma, continua la donna, «so, da quello che ho vissuto e testimoniato, che la prostituzione è inseparabile dalla coercizione». E siccome alla recente votazione di Amnesty seguirà la decisione definitiva il prossimo autunno, Moran ha chiesto ai delegati della Ong di tornare indietro. Perché forse quelli che hanno appoggiato la decriminalizzazione «credono di aiutare le donne», purtroppo però «in nome dei diritti umani, hanno votato per depenalizzare le violazioni di tali diritti su scala globale».

@frigeriobenedet

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27 commenti

  1. leo aletti

    Amnesty International è favorevole all’ aborto, come pure alla tratta della prostituzione, sono autentici guerrafondai anche se dicono di essere pacifisti.

    1. SUSANNA ROLLI

      E mi pareva a me!!, Leo, grazie della conferma. Non avrò un cent.

  2. Nino

    Come scrivere un articolo di parte. Amnesty NON intende chiedere la depenalizzazione dello sfruttamento della prostituzione. Intende chiedere il riconoscimento della prostituzione come attività legale. Poi su questa intenzione si può discutere, se è più o meno utile in generale e se potrebbe essere più o meno utile in Italia visto il modo in cui le leggi possono essere aggirare o eluse.

    Purtroppo io credo che la prostituzione non si combatte con leggi più o meno restrittive ma con l’educazione. Fino a quando ci saranno uomini (il fenomeno è principalmente femminile) che considereranno normale comprare il sesso ci saranno donne disposte a vendersi

    1. To_Ni

      Certo …. perché tu, candido come sempre, se una sozzeria diventa legale lo sfruttamento cessa di esistere.
      Gli sfruttatori diventeranno imprenditori e stipuleranno contratti con le donne che cesseranno di provenire dall’africa o dall’est europeo. Tutto il mondo diventa carino, le prostitute potranno migliorare le proprie prestazioni con dei corsi di specializzazione. i consumatori avranno diritto a delle prestazioni adeguate e l’Altro consumo e le associazioni di tutela di questo potranno aprire dossier, confrontare la diversificazione del mercato…suggerire il “miglior acquisto” .
      Certo ci può essere “l’educazione” (altra parola magica) … ma quale quella sessuale? Quella fatta secondo le direttive OMS? partiamo da 4 anni?

      Sei magico come Harry … non ricordo il cognome, a …sì… Porker

      1. Nino

        Toni … finché esisterà la prostituzione esisteranno gli sfruttatori. Non è con le leggi che si elimina né il fenomeno della prostituzione né quello dello sfruttamento.

        Sull’educazione sensuale temo che tu sia poco informato, di certo manca in Italia ed è anche con quella che si combatte

        1. @Nino

          sono assolutamente d’accordo con te sulla questione educativa, cioè che per eradicare la prostituzione bisogna crescere veri uomini eliminando così la richiesta, il fatto però che associazioni come amnesty riconoscano la prostituzione come lavoro và in senso opposto e inculca nella mente delle persone, sopratutto giovani, che il corpo sia comprabile e vendibile. La legge crea la morale.

        2. ftax

          Nino non fare il pasticcione!
          Perché è vero il contrario…finché esisteranno gli sfruttatori esisterà la prostituzione.
          Certo che con le leggi non si elimina, perché bisognerebbe eliminare gli sfruttatori, cioè cambiare il cuore dell’uomo.
          Lapsus freudiano scambiare l’educazione sessuale con quella sensuale: infatti della prima ne abbiamo anche troppa.
          E’ dell’ultima che siamo abissalmente carenti, perché non sappiamo più educare l’affettività dei nostri figli al corretto rapporto con l’altro da sè.

        3. To_Ni

          Con “le leggi” si leggittima una attività, che diventando legale, per chi non ha nessuna ide di bene e di male, equivale a dire che è giusta. Combattere una cosa dopo averla legalizata e …moralizzata (in definitiva questo si tratta) equivale a fissare una regola in contraddizione con un altra regola.
          Con l’educazione sessuale, formulata ed elaborata da gente che non ha alcun senso del bene e del male c’è poco da informarsi, me se ti reputi in grado di fornire una relazione tra causa eed effetto che porta a combattere la prostituzione esponila. Per me , traendo spunto da tue concezioni (espresse in passato), trovo che solo migliora l’offerta abbassando notevolmente i costi ed aumetando, diversificandole, le fasce di utenza.
          Io ritengo che la prostituzione si combatte con la sola “educazione” … (senza aggiungere aggettivi). Tu che ne pensi? Per te invece occorre qualche conoscenza tecnica sessuale? Quale?

          1. Nino

            Avevo già risposto. È vero che legalizzare la prostituzione trasmette in messaggio opposto a quello che la prostituzione è sbagliata. Ma io non vedo alternative valide … non si elimina la prostituzione se non eliminando la domanda perché ci sarà sempre una offerta finché ci sarà una domanda. Quindi l’unica strada possibile per limitare il problema è agire sui clienti non sulle prostitute.

            Detto questo resta il fatto che il titolo parla di legalizzazione dello sfruttamento e certo non è questo l’obiettivo di amnesty

          2. To_Ni

            Questo tuo intervento mi pone un serio interrogativo: Cosa pensa Nino dell'”educazione” e basta …ovvero, senza aggettivi?

            PS: Amnesty magari non ha lo “sfruttamento” come “obbiettivo primario”…ma sicuro lo procura come “effetto collaterale”.

          3. Nino

            Non è vero, lo sfruttamento della prostituzione è illegale e meglio attecchisce nella illegalità. Rendere legale la prostituzione potrebbe (uso il condizionale, è una ipotesi) dare allo stato più strumenti di controllo e ridurre l’area in cui il protettore può muoversi. Ma ripeto, finchè ci saranno clienti ci saranno prostitute. In scandinavia i clienti vengono puniti … si potrebbe provare anche in Italia ad arrestare i clienti delle prostitute

            Facendo un paragone, è come il fumo. Lo stato vende le sigarette (che almeno sono fatte sicuramente secondo le regole) , lotta contro il contrabbando (che continua ad esistere ma ha uno spazio limitato) e nel frattempo avvisa che fumare fa male e limita il fumo a pochi spazi. Risultato? si fuma ancora ma un po’ di meno. E spero si fumerà sempre meno.

            Scusa ma non ho capito la domanda sull’educazione

          4. To_Ni

            Tu non capisci la domanda sull’educazione?….lo so. E’ l’unica cosa importante e non la capisci.

            Il tuo primo periodo è schizofrenico: rendere legale la prostituzione “per ridurre le aree”e nel contempo guardare alla Scandinavia dove arrestano i clienti.

            (Prendo “le sigarette” come un tuo improprio esempio: le sigarette sono cose le donne persone e non oggetti. Le ferite che subiscono le persone sfruttale sono laceranti ed indelebili)

          5. Nino

            Arrestano i clienti, ma non le prostitute.

            Vero, le sigarette sono una cosa, le donne un’altra, ma l’esempio secondo me resta calzante, la prostituzione purtroppo non si può sconfiggere finchè ci sono uomini disposti a pagare per avere sesso

          6. To_Ni

            Non centra nulla se arrestano i clienti dato che nel momento che legalizzano la prostituzione la cosa non può tradursi nell’arresto dei clienti. Da qui la schizofrenia.
            Ma se ti sembra difficile come cosa non ti preoccupare.

          7. Cisco

            @Nino

            La solita idiozia radicale, che i fatti hanno sempre smentito: facciamo diventare legale ciò che è illegale così lo controlliamo meglio.
            La realtà è che chi vuole questa legge è un criminale in combutta con i criminali, favorevole alla prostituzione. Con la stessa logica si dovebbe legalizzare anche lo spaccio di droga o altre porcherie.

          8. @Nino
            No stiamo a fare i sottili, sfruttamento e prostituzione sono “sinonimi”, non è che se la tortura la chiami “forte sollecitazione nervosa” cambia qualcosa…

          9. SUSANNA ROLLI

            Aleudin, chiara e concisa, come al solito.

          10. Nino

            mi spiace, ma sfruttamento e prostituzione non sono sinonimi. Prostituzione è vendere il proprio corpo. c’è chi lo fa volontariamente (so che è strano, sembra strano e incomprensibile anche a me, ma è così), sfruttamento (della prostituzione) è obbligare una donna a prostituirsi per ottenere dei soldi. Tanto è vero che in Italia lo sfruttamento della prostituzione è un reato, la prostituzione no. Quindi dire che sono sinonimi è sbagliato.

            Sia chiaro, visto che qui spesso si prendono lucciole per lanterne, io condanno chi va a prostitute. Se non ci fossero i cosiddetti “clienti” le donne (spesso disperate) che scelgono di prostituirsi non ci sarebbero, nè ci sarebbero donne obbligate a prostituirsi in quanto non consentirebbero facili guadagni. Fino a quel momento, forse legalizzare, e di conseguenza controllare la prostituzione può essere un modo di ridurre il fenomeno. Sono certo che ci sono studi a favore e contro questa ipotesi, a dimostrazione che non ci sono certezze

          11. @Nino

            Tecnicamente non sono sinonimi nella pratica si, non fare il finto tonto.
            Legalizzare la prostituzione significa “normalizzarla” cioè creare persone che ritengono giusto andare a prostitute “Lo dice la legge!”, significa creare clienti per la prostituzione, significa contraddire il progetto educativo che proponi.

            I cavilli evitali per favore.

          12. Nino

            questa è la tua opinione

          13. no, è il riconoscimento di un fatto oggettivo, io non c’entro niente, prenditela con la realtà.

          14. To_Ni

            Te ne esci con questa “opinione” quando non hai nulla da dire . Diventa l’ultima barricata quando ti trovi nell’indifendibile.
            PS: Spero che capisci che da te non ci si aspetta nulla di buono, ma che è un bel risultato se ti si espone per quello che sei.

      2. SUSANNA ROLLI

        Aiuto!

  3. Emanuele

    Grazie Tempi…

    Quando parlano i protagonisti, la verità viene sempre a galla…

    Nel mio piccolo anche io ho conosciuto una ex spogliarellista. Abbandonata dal compagno, si è trovata sola con un bambino di 2 anni. Non riuscendo a trovare lavoro ha ceduto al consiglio di un amico di lavorare in un locale Hot italiano… sulla carta tutto regolare. Niente sesso dentro il locale, solo spettacoli , addii al celibato, compleanni…

    Ma da dentro la vita era ben diversa… intanto doveva pagare un body guard per farsi accompagnare a casa, infatti i clienti all’uscita non si accontentavano di guardare e basta… qualcuno addirittura l’aveva seguita fino a casa. I turni di lavori erano duri ed era “costretta” ad inscenare scenette lesbo, cosa che a lei dava fastidio. Circolava anche droga, “offerta ” dal proprietario per tenersi su… comunque dopo qualche anno non ne poteva più e non vedeva l’ora di andarsene… il problema erano i soldi…

    Per fortuna un amico gli ha trovato un lavoro normale che lei, benché la paga fosse molto più bassa, ha accettato volentieri.

    Questa è la realtà di un locale Hot, figuriamoci quella di un bordello… fiction false come “vita di una squillo perbene ” falsano la realtà è tendono a voler normalizzare la prostituzione tutto a favore dell’industria del sesso ed a scapito delle donne.

    1. SUSANNA ROLLI

      Il fatto che sia la sinistra -assieme anche ad esponenti di destra, sono sincera- a sostenere, proporre queste leggi -che solitamente nascono per salvaguardare diritti di TUTTI- mi fa arrabbiare ancor più…La sinistra dei valori, dei poveri, degli sfruttati, del popolino che non ha voce, delle periferie, delle femministe…..ma quando mai!! Amnesty International non avrà mai un cent da me…è favorevole anche all’aborto, mi risulta.

    2. xyzwk

      Emanuele, a prescindere dell’argomento prostituzione, va fatta una premessa al principio che la verità venga a galla a partire da una singola storia che il protagonista vive in prima persona, se si vuole dare un giudizio corretto a un fenomeno. Questo è il tipico argomento di chi giudica le cose o le situazioni o peggio ancora le persone con l’accetta, questa cosa è bene quest’altra è male, questa persona è buona, questa è cattiva senza mettere al centro la persona e non i principi.Oltre ad arrivare alla fine ad un giudizio molto superficiale, e anche molto scorretto. La realtà andrebbe giudicata nel suo complesso non a partire da un singolo episodio esteso poi all’universo tutto, perché è costituita da tante sfaccettature con valenze molto diverse.
      Nel merito poi dell’esempio che riporti ci si potrebbero chiedere diverse cose che tu non espliciti e che quantomeno avrebbero ridotto il rischio che questa tua conoscente finisca a dover vivere una situazione cosí penalizzante per se stessa.
      Come mai nel momento in cui il compagno l’ha abbandonata lei non era in grado di mantenere se stessa? E perché non ha fatto valere il diritto del bambino ad avere un padre che contribuisca a provvedere a lui? E poi questa donna, non si capisce dal racconto, faceva la spogliarellista da sempre come professione o ha deciso di improvvisarsi tale quando ha perso chi provvedeva a lei?
      Senza queste risposte non sarebbe corretto dare un giudizio cosí definitivo sulle cause del suo sentirsi usata nel corpo in relazione al lavoro svolto.
      Ma più in generale il fenomeno della prostituzione, al netto dello sfruttamento che di per sé significa abusare di qualcuno a prescindere dall’attività svolta da questo qualcuno, se vista come una attività che impegna il fisico (come oggettivamente di fatto è) in cambio di denaro, comporta una serie di fattori logoranti e molto probabilmente alienanti anche dal punto di vista psicologico e relazionale che andrebbero considerati seriamente, ma non si puó dire che moralmente sia più penalizzante di altre attività fisiche retribuite. Secondo te rompersi la schiena lavando scale in un grande palazzo dove le persone passando su e giù sporcano in continuazione il pavimento bagnato che tu stai lavando senza nemmeno rivolgerti il saluto quasi a significare che semplicemente tu non esisti, è molto più gratificante e meno logorante per il tuo fisico posto che questa attività principalmente impegna il tuo corpo in cambio di denaro? E la moglie che a fronte dell’espletamento dei suoi “doveri coniugali” sia pure finalizzati alla procreazione o comunque al dovere di darsi al marito secondo quanto previsto dal matrimonio come Sacramento anche se in quel momento quel dovere non era esattamente una sua priorità, in contropartita al mantenimento (quindi alla fine in cambio di denaro), è moralmente più accettabile solo perché il rapporto è per cosí dire santificato dal matrimonio? Perché allora se abbandonata dal marito questa poveretta non dovrebbe continuare a fare spesso pure controvoglia, quello che faceva prima col marito per mantenersi senza che ció diventi improvvisamente un mercimonio del corpo? Se nella sua vita non ha imparato a fare altro che la casalinga, ben poche alternative avrà oltre a lavare scale, offrire prestazioni sessuali o comunque svolgere attività al servizio di qualcuno che impegnino principalmente il suo corpo.
      Un modo per combattere la prostituzione è quello di dare le stesse possibilità alle bambine di crescere indipendenti come i maschietti, i quali guarda caso da grandi se abbandonati dalla moglie non sono costretti a prostituirsi ma semplicemente nella stragrande maggioranza hanno un lavoro retribuito per il quale hanno impegnato molta parte della loro vita a prescindere dal “donarsi” reciprocamente alla moglie e che ha permesso loro di considerare la sessualità svincolata dal bisogno di sostentamento.
      In ultima analisi poi la prostituzione essenzialmente esiste perché esiste una domanda di prestazioni sessuali da parte di uomini (guarda caso spesso sposatissimi con parole a carico), molto meno di donne che soddisfano il bisogno di sessualità in modo più complesso anche dal punto di vista relazionale e affettivo e non così animalesco come certi uomini.
      L’educazione quindi andrebbe fatta soprattutto ai ragazzi fin da piccoli più che alle ragazze, ma non sulla base della sessualità finalizzata alla procreazione dentro al matrimonio, bensí finalizzata al rispetto reciproco della persona e sulla base del bisogno di sessualità inteso in modo più ampio e non focalizzato solo al piacere legato all’organo. Il solo fatto di creare attraverso una sana educazione sessuale la consapevolezza nei ragazzi che la prestazione sessuale anche di per sé occasionale ma dentro a un rapporto di rispetto reciproco che preveda una relazione affettiva sia pure non finalizzata a un rapporto necessariamente impegnativo se non desiderato e voluto da entrambi, farebbe di per sé ridurre di molto la domanda di soddisfare il bisogno di sessualità in modo riduttivo come puó essere quello di rivolgersi a una prostituta oltre a rendere più soddisfacente il rapporto sessuale per entrambi i partners.
      Se peró l’educazione è rivolta a sostenere che la sessualità deve esistere solo dentro al matrimonio e che in caso contrario questo bisogno assolutamente naturale deve essere “controllato” rinviando il suo soddisfacimento in vista unicamente di un fine molto più nobile quale la procreazione, appare evidente che alla fine prevarrà inevitabilmente la ricerca di ambiti diversi a cui rivolgersi anche se non necessariamente con modalità uguali per uomini e donne.
      Come vedi si torna sempre la, se invece che mettere l centro la persona e i suoi bisogni, poniamo al di sopra di essa dei principi che vanno oltre al singolo individuo, rischiamo di creare una massa di frustrati repressi che prima o dopo anche al di fuori dell’ambito sessuale, troveranno il modo di derogare a quei principi che li soffocano e non è sempre detto che lo facciano senza danni per se e per gli altri.

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