Italiani stanchi della rivoluzione giudiziaria secondo The Economist I due politici italiani più gettonati dalla stampa anglosassone continuano ad essere Romano Prodi e Silvio Berlusconi: il primo deve l’onore dei commenti alla sua posizione dei presidente della Commissione europea, il secondo ai suoi exploit politico-giudiziari. Prendendo lo spunto dall’ennesimo rinvio a giudizio del Cavaliere, The Economist cerca di descrivere lo stato d’animo degli italiani dopo 7 anni di “rivoluzione giudiziaria” e le difficoltà a trovare una via di uscita dal vicolo cieco della politica italiana: “Molti italiani, a prescindere dall’opinione politica, si stanno stancando delle interminabili liti giudiziarie che coinvolgono politici. La maggior parte degli italiani pensa che le Corti non saranno in grado di risolvere il pasticcio, molti pensano che siano di parte. Alcuni importanti commentatori che vogliono sbloccare l’impasse politico-giudiziaria suggeriscono di creare una “commissione per la verità e la riconciliazione” sul modello di quella attuata in Sudafrica dopo l’apartheid. Ma pochi italiani credono che funzionerebbe”.
“In teoria – conclude il settimanale- sarebbe meraviglioso se i politici italiani peccatori fossero capaci di fare un’ampia confessione delle colpe passate e di promettere di voltare collettivamente pagina come parte di un generale repulisti. Il problema è che quelli che confesserebbero dovrebbero probabilmente ritirarsi dalla vita politica come prezzo della loro ritrovata onestà. Ma è proprio questo che la maggior parte di loro è riluttante a fare”.
Europei stanchi di Prodi secondo il Financial Times Prodi, invece, è stato preso di mira dal Financial Times del 9 dicembre, vigilia del vertice di Helsinki dell’Unione Europea. “Il summit sottolineerà – profetizzava il quotidiano londinese – le difficoltà di fronte a cui si trovano Prodi e la Commissione nel momento in cui tentano di ricostruire l’influenza e il prestigio dell’esecutivo dell’Ue dopo i suoi anni di crisi. Il presidente della Commissione ha visto rigettare la sua proposta di un programma di riforma istituzionale “radicalmente innovatore” dalla maggior parte degli stati membri prima del summit, così come in precedenza avevano respinto la sua idea che ad Helsinki si fissassero le date per l’ingresso nell’Ue dei più promettenti fra i paesi candidati. Prodi parteciperà agli incontri dei 15 leader europei, ma probabilmente si sentirà isolato in mezzo ad una generazione di politici il cui interesse per l’Ue è molto inferiore a quello per i loro affari interni. Helsinki mostrerà fin dove i governi nazionali possono spingere l’Ue quando si incontrano faccia a faccia. E segnerà anche la fine della luna di miele di Prodi a Bruxelles”. Più o meno è andata così.