L’estate addosso: banale, triste e inconsistente

Di Simone Fortunato
30 Settembre 2016
Eppure noi un certo mestiere a Gabriele Muccino eravamo disposti a riconoscerlo. Ma questo suo ultimo film delude sotto molti punti di vista

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Eppure di Muccino una certa stima ce l’avevamo. A partire dal suo Come te nessuno mai, storia un po’ acerba di sogni grandi. Poi L’ultimo bacio che era triste, nevrotico ma sincero e soprattutto La ricerca della felicità. Per dire che Muccino sa girare, sa anche raccontare delle storie per quanto semplici e senza grande profondità. Non si capisce come abbia potuto fare una roba del genere.

Due ragazzi che partono per l’America alla ricerca di se stessi. Li ospitano due ragazzi gay con cui passano del tempo in disco, a Cuba e in giro per gli States. Amori che vanno e vengono, raccontati superficialmente: io sono gay, tu no. Però sei innamorata di me ma ti senti in colpa perché io sono gay però a mia volta ci sto male perché la ex ragazza del mio fidanzato è mia sorella. Banalissimo sul piano narrativo e assai schematico nel racconto dei personaggi, L’estate addosso è un film triste e inconsistente che ti lascia addosso davvero poco.

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