Espropriata della casa, gambizzata e condannata (per la terza volta): la storia di Ni Yulan
L’avvocato e attivista per i diritti umani Ni Yulan è stata condannata oggi in Cina a due anni e otto mesi di prigione per «aver creato disturbo» e per «frode». Anche il marito Dong Jiqin, che l’aiutava nel lavoro di dare assistenza legale alle persone a cui lo Stato espropria le case, è stato condannato a due anni, sempre per «aver creato disturbo». Più di 100 poliziotti hanno circondato il tribunale per evitare che i sostenitori della coppia, compreso il fratello di Dong, assistessero alla conclusione del processo. Solo la figlia ha potuto partecipare, dichiarando il processo una «mostruosità» e una «ingiustizia».
Ni e Dong sono stati messi sotto custodia il 7 aprile 2011, durante una delle tante operazioni della polizia contro membri della società civile per prevenire lo scoppio di una “Primavera araba cinese”. Il «disturbo» per cui Ni è stata condannata consiste nell’avere «strappato il registro» e «insultato» il personale della Yuxinyuan Guest House, una delle cosiddette “black jail” dove la polizia l’aveva rinchiusa illegalmente senza processo né accuse di alcun tipo. Ni aveva strappato il registro per impedire che venissero segnate le persone che andavano a visitarla. La «frode» invece consiste nell’essersi dichiarato avvocato, la sua professione, nonostante le fosse stato imposto di non praticarla più. Il processo si è tenuto il 29 dicembre dell’anno scorso, ma il verdetto è stato pronunciato solo oggi.
La storia di Ni Yulan, 51 anni, e del marito, però, parte da più lontano. Come avvocato, Ni si batte per i diritti dei cinesi a cui i governi locali espropriano il terreno e la casa, spesso senza neanche ripagarli in modo adeguato, per costruire grattacieli o rivendere il terreno per ripianare i debiti dello Stato. Nel 2002, la stessa casa di Ni è stata requisita dallo Stato e le è stato formalmente impedito di continuare a svolgere il lavoro di avvocato. Sempre nel 2002, per avere filmato la demolizione illegale della casa di un suo cliente, è stata presa dalla polizia e condannata a un anno di prigione per avere «ostruito l’attività degli ufficiali». Mentre si trovava in carcere, è stata più volte picchiata e presa a calci fino a quando non è stata più in grado di camminare. Da allora, come lei stessa ha raccontato una volta uscita di prigione, Ni era solo in grado di muoversi strisciando sul pavimento della prigione, finché un membro dell’ambasciata Usa, dopo averla visitata, non è riuscito a procurarle delle stampelle.
Nel 2008 la sua casa è stata demolita e Ni, che oggi è costretta alla sedia a rotelle, è stata condannata ad altri due anni di prigione per «danneggiamento della proprietà pubblica». Uscita nel 2010, stamattina alle 9 è stata ancora una volta processata ad altri due anni e otto mesi di prigione. Il suo avvocato ha già dichiarato che farà ricorso. La storia di Ni Yulan incontra perfettamente le parole pronunciate solo poche settimane fa dal premier cinese Wen Jiabao, che all’Assemblea nazionale del popolo ha dichiarato che le riforme politiche sono urgenti e che bisogna difendere i diritti dei proprietari terrieri. Richieste che sembrano destinate a restare parole.
twitter: @LeoneGrotti
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